Sequestrato il Marina azzurra resort, le difese al contrattacco: «Avevano titolo per costruire»

LIGNANO. «Hanno costruito, perchè erano muniti di titolo per farlo». La difesa degli imprenditori parte da qui. E questo - almeno fino a quando non avranno esaminato le carte del procedimento - è uno, se non il principale, motivo con cui presenteranno immediata istanza di dissequestro al tribunale del riesame.
«Posto che mi riservo di leggere gli atti e, quindi, di ricostruire l’iter della pratica e la correttezza dell’operato – premette l’avvocato Maurizio Conti, difensore di Giorgio Ardito –, quel che risulta imprescindibile è il tema della percettibilità da parte del privato dell’ipotetico illecito in cui, indirettamente, sta per incorrere.
Parliamo di imprenditori che, prima di realizzare l’opera per la quale ora si ritrovano sotto indagine, si erano rivolti a un professionista e avevano ricevuto dal Comune una risposta positiva».
Nel decreto di sequestro, il gip ha evidenziato come «il provvedimento viziato da macroscopica illegittimità debba parificarsi all’assenza del permesso di costruire». Nel caso del “Cason”, l’ampliamento aveva portato l’immobile a una volumetria di 1.610 metri cubi. «Eccedente – aveva rilevato il consulente del pm – in misura consistente il volume indicato in 1.450 metri cubi».
E mentre si preparano a «chiarire nelle sedi opportune» quello che ritengono «il frutto di un equivoco», gli avvocati Simonetta Rottin e Renzo Fogliata, che invece assistono Angelo Basso, non esitano a paragonare il provvedimento a «un fulmine a ciel sereno».
Anche loro, così come la collega Novella Disopra, difensore di Laura Barel e Marco Frattolin, tengono a precisare come entrambe le società «si siano mosse sulla base, sempre e soltanto, di autorizzazioni amministrative rilasciate dal Comune», e come siano questi titoli autorizzativi «a essere messi in discussione dalla Procura». —
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