Sereni orizzonti, la direttrice va ai domiciliari e "scarica" Blasoni: è un dittatore, dovevamo obbedire

UDINE. I numeri ritoccati, l’assistenza ridotta ai minimi termini. Nulla era lasciato al caso nella complessa architettura truffaldina ordita per ottenere le sovvenzioni alle case per anziani.
Ma gli indagati prendono le distanze, asserendo che «le responsabilità erano in capo a Blasoni e ai suoi dettami, imposti con metodi dittatoriali che i responsabili dei singoli uffici estremizzavano pur di compiacerlo».
Il patron della Sereni Orizzonti Massimo Blasoni, in carcere dal 24 ottobre, è sempre più solo. Da giovedì 28 novembre, la direttrice dell’area 1 Judmilla Jani è a casa, per ottenere la scarcerazione ha parlato e, come hanno fatto gli altri prima di lei, ha scavato un solco intorno a colui sul quale ormai convergono non solo le intercettazioni ma anche i riscontri documentali, gli hard disk e le deposizioni dei suoi più fidi collaboratori.
Decisioni imposte, dunque, a fronte delle quali Jani voleva dimettersi già in passato, ha raccontato, ma rientrò «per amore verso l’azienda che considerava come una creatura anche sua e alla quale aveva dedicato la propria vita».
È questo il teorema sulla base del quale il giudice per le indagini preliminari Mariarosa Persico ha firmato l’ordinanza di revoca della misura cautelare in carcere per Judmilla Jani, da ieri agli arresti domiciliari con prescrizione di non allontanarsi dalla sua abitazione senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria, nè di comunicare con qualsiasi altro mezzo con persone diverse da quelle che abitano stabilmente con lei.
Una decisione che fa seguito all’istanza presentata dal suo difensore Maurizio Miculan dopo l’interrogatorio del pm. Ad accoglierla fuori dal carcere, dove ha trascorso più di un mese, nel primo pomeriggio di ieri c’era il marito, che l’ha riportata a casa.
«Registriamo questo primo importante passo avanti – ha commentato l’avvocato Miculan – al momento è impossibile fare previsioni sulle strategie processuali, molto dipenderà dal prosieguo dell’indagine che si preannuncia lunga e complessa».
Gli accertamenti vanno avanti, ma per la Procura il rischio di inquinamento delle prove sussiste, malgrado l’assemblea del 4 novembre abbia decretato il rinnovo delle cariche, concordato con la Procura, con il quale la Sereni Orizzonti ha inaugurato l’era post–Blasoni.
E sussiste anche il rischio di reiterazione del reato visto che, secondo il gip, a un mese dagli arresti «non consta che l’azienda pur avendo sostituito i vertici abbia dato evidenza della stretta osservanza nelle singole strutture dei parametri imposti dalle convenzioni-appalti in punto quantità e qualità del personale».
Un rischio accentuato dal prossimo rientro al lavoro dell’uomo dei rendiconti, così veniva inquadrato il consigliere di amministrazione Marco Baldassi. Il braccio destro di Blasoni, difeso dagli avvocati Luca Ponti e Giovanni Donazzolo, infatti, dal 12 novembre è stato rimesso in libertà sulla scorta delle sue dimissioni da alcune cariche, ma ha subito chiesto di poter tornare al lavoro nella stessa azienda.
Sulla base di quella richiesta l’avvocato Luca Ponti, legale della società, ha presentato un’istanza al pm Paola De Franceschi con l’obiettivo di «garantire la genuinità delle indagini e di non ostacolarle in nessun modo».
Ricevuto il via libera dal sostituto procuratore, fa sapere l’avvocato Ponti, è stato delineato il reinserimento di Baldassi: «Lavorerà fuori sede e sarà adibito ad altre mansioni» precisa il legale. Ma si tratta di una circostanza, secondo il giudice, che «unita all’assenza di notizie sull’attuale regolare osservanza delle convenzioni non lascia affatto confidare sulla cessazione di tale pericolo». —
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