Sereni Orizzonti, libera anche una responsabile del personale: «Si è licenziata, non c’è più pericolo»

Laura Spera, la trentunenne udinese agli arresti domiciliari dal 24 ottobre scorso con l’accusa di truffa aggravata nell’ambito dell’inchiesta che ha investito l’imprenditore e politico Massimo Blasoni e le case per anziani della sua “Sereni Orizzonti”, è stata liberata. Lo ha deciso ieri il tribunale del riesame di Trieste, accogliendo l’istanza di appello proposto dagli avvocati Roberto Mete e Valentina Iaiza contro il provvedimento con cui il gip di Udine, il 29 novembre scorso, aveva rigettato la richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare applicata all’indagata, in qualità di allora responsabile dell’ufficio personale della spa.
L’istanza era stata presentata dalla difesa all’esito dell’interrogatorio sostenuto dall’indagata davanti al pm Paola De Franceschi, titolare del fascicolo, e dell’intenzione, già formalizzata alla nuova governance della Sereni Orizzonti, di licenziarsi «per giustificato motivo oggettivo» e chiudere così qualsiasi tipo di rapporto con la spa. La richiesta era stata rigettata nonostante il parere favorevole dato dalla stessa Procura.
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«Siamo molto soddisfatti, in quanto l’attenuazione delle esigenze cautelari è assolutamente giustificata – ha commentato l’avvocato Mete –. L’evoluzione dell’attività investigativa e la risoluzione del rapporto di lavoro tra la nostra assistita e Sereni Orizzonti, proposito dapprima manifestato attraverso il legale e, ora, effettivamente concretizzato, rende il pericolo di recidiva, così come quello di inquinamento probatorio, non certo attuale e concreto. Proprio come richiesto dalla norma processuale».
Il tribunale del riesame presieduto dal giudice Enzo Truncellito, pur senza considerare la nuova documentazione relativa al licenziamento «in quanto non era al tempo conosciuta o conoscibile dal gip», ha ritenuto di accogliere ugualmente l’appello, concordando con la difesa sulla circostanza per cui l’ipotesi che Spera possa essere reintegrata sia «quantomeno remota», a prescindere da quanto accaduto per altre posizioni. Idem dicasi per il pericolo di inquinamento probatorio.
«La fuoriuscita della Spera dalla compagine sociale – scrive il giudice relatore Laura Barresi – comporta sia l’impossibilità di reiterare condotte delittuose, sia di avere accesso a documenti da poter occultare o manipolare. Le indagini hanno, peraltro, già abbondantemente raccolto le dichiarazioni testimoniali e non risulta che la donna possa in futuro tentare dei condizionamenti».
Nulla quaestio, invece, rispetto alla «sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza». Nel ripercorrere le condotte contestate all’indagata, il Riesame ha definito «condivisibili» le osservazioni del gip Mariarosa Persico sul contenuto dell’interrogatorio. «A fronte di un atteggiamento critico verso l’operato della proprietà – si legge nell’ordinanza –, si registrano condotte di piena adesione e addirittura di proposizione.
È stata la stessa Spera a suggerire a Blasoni come intervenire per ridurre il livello di autosufficienza ed è lei che si vantava di avere nascosto la reale politica aziendale, nel corso dei controlli precedenti. Se non aveva avuto la “forza” di opporsi alla proprietà da sola, pure censurandola, avrebbe potuto fare emergere la reale e dissennata politica aziendale nel corso dei controlli. Invece, ligia ai doveri e fedele al capo , ha fatto in modo che nulla emergesse in passato, come sostenuto dallo stesso Blasoni».
L’inchiesta ipotizza il conseguimento indebito da parte della Sereni Orizzonti di contributi per l’abbattimento della retta di degenza e a titolo di rimborso di oneri sanitari, per oltre 10 milioni di euro, a fronte dell’erogazione di prestazioni assistenziali diverse per qualità e quantità. Delle otto persone arrestate dalla Guardia di finanza, Laura Spera è la seconda a tornare libera, dopo l’ex braccio destro di Blasoni, l’“uomo dei rendiconti” Marco Baldassi.
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