Serracchiani-Pd, il giorno della svolta (e dell'addio)

UDINE. Questa sera, domenica 12 novembre, alle 17 a Udine, va in scena l’Assemblea del Pd in cui Debora Serracchiani annuncerà al “parlamentino” dem la sua intenzione di non ricandidarsi in Regione e di voler provare la corsa verso Roma. Da quel momento in poi si chiuderà un’era molto importante nella storia recente dei dem locali che dovranno provare a scrivere una pagina nuova, complicata, ma al tempo stesso affascinante, del partito in versione Fvg.
La presidente, in ogni caso, lascia – metaforicamente sia chiaro, perché non è che parta per l’esilio visto che andrà in Parlamento – un movimento in cui, a oggi, Sergio Bolzonello controlla, direttamente o indirettamente, oltre il 60% dell’attuale Assemblea, ma in cui non mancano correnti e caminetti interni di cui il vicepresidente dovrà per forza di cose tenerne conto.
Le truppe di Bolzonello
La sicurezza con cui il numero due della giunta è convinto di poter incarnare il ruolo di candidato governatore del Pd – e non teme le primarie per le quali comincerà da domani la raccolta delle firme – è dato anche dallo stato, attuale, dell’Assemblea dem e di quanti vedono in lui la migliore carta spendibile alle prossime Regionali.
Bolzonello può contare sull’appoggio di Debora Serracchiani e di Ettore Rosato, in primis, e dei principali big del partito come la segretaria Antonella Grim, il capogruppo a piazza Oberdan Diego Moretti, gli assessori Sara Vito, Gianni Torrenti e Mariagrazia Santoro, l’europarlamentare Isabella De Monte, la maggioranza dei consiglieri regionali – leggasi Vittorino Boem, Chiara Da Giau, Vincenzo Martines – e, pare, anche dei parlamentari Paolo Coppola e Giorgio Zanin.
A questi, poi, vanno aggiunti i componenti della minoranza orlandiana – come Renzo Liva di cui parliamo in seguito, che fanno riferimento in regione a Cristiano Shaurli, ma che per la corsa a candidato governatore hanno chiuso, nei fatti, con il vicepresidente. Insomma, un bel pacchetto sostanziale di appoggi grazie ai quali Bolzonello parte decisamente in pole position.
La minoranza orlandiana
Il gruppo che alle ultime primarie si è schierato per il ministro Andrea Orlando e che ha in Shaurli il suo uomo di punta in Fvg è schierato con il vicepresidente, ma in ottica futura va tenuto in debita considerazione. Parliamo, a titolo esemplificativo, non soltanto di Liva, ma anche dell’onorevole Giorgio Brandolin, dell’ex assessore di Pordenone Nicola Conficoni, del coordinatore regionale dell’area orlandiana – ed ex segretario dem di Gorizia – Marco Rossi, oltre a quella della numero uno dei Giovani Democratici Caterina Conti, di Marco Zanolla e del sindaco di Gradisca Linda Tomasinig.
Chi sta con Iacop
Qualche “pericolo” in più, in Assemblea, per Bolzonello potrebbe arrivare dalla corrente del presidente del Consiglio regionale Franco Iacop anche se – si dice – le assicurazioni ottenute da Rosato per il Parlamento paiono aver ridotto la bellicosità dell’ex assessore di Riccardo Illy. Un politico, Iacop, cui fanno riferimento eletti come i consiglieri Enio Agnola, Renata Bagatin, Armando Zecchinon. Daniele Gerolin, Igor Gabrovec ed Enzo Marsilio, il presidente della Paritetica Ivano Strizzolo, il numero uno dell’Assemblea Fvg Salvatore Spitaleri, Franco Brussa e l’assessore di Udine Alessandro Venanzi. Un pacchetto di amministratori – e di raccoglitori di voti – da non sottovalutare per nessuno.
Gli indecisi triestini
Nello schema generale dell’Assemblea, che spessp rimescola posizioni e non sempre rispetta perfettamente le aree di riferimento politico, vanno annoverati anche coloro che, all’interno del Pd, non vorrebbero nessuno dei tre nomi circolati in passato come “papabili” al ruolo di candidato governatore, cioè Bolzonello, Iacop e Shaurli. Tutti, o quasi, se escludiamo la parlamentare Gianna Malisani, Silvana Cremaschi, Paolo Menis e, forse, Laura Fasiolo che in materia non si è mai espressa, di quell’area del partito, cioè Trieste, in cui soprattutto Bolzonello non riesce a sfondare.
Il ruolo di “capopolo” del dissenso, in questo caso, va a Francesco Russo, il primo a sperare in un ritorno in campo di Illy – o in alternativa in un’investitura garantita ad Alberto Felice De Toni –, che anche oggi vorrà dire la sua in Assemblea. Ma di questo pacchetto di “incerti” fanno parte anche i consiglieri Franco Codega e Franco Rotelli – due che in passato hanno bussato più volte alla porta di Serracchiani chiedendole di ricandidarsi – oltre a Stefano Ukmar, l’onorevole Tamara Blazina e l’ex segretaria provinciale giuliana Adele Pino. Non stravedono – anzi – per Bolzonello, come accennato, ma hanno il problema, enorme, di non avere a disposizione, al netto della suggestione Illy, un valido candidato alternativo.
Il futuro del partito
Correnti e caminetti rivestiranno un ruolo non indifferente da qui alle elezioni. Una volta archiviata la pratica del candidato governatore – al massimo il 3 dicembre con le eventuali primarie – si aprirà poi quella delle liste elettorali.
Per il Parlamento, citando un esempio serio, la componente di Shaurli, di fronte alle richieste di Iacop vorrebbe le Parlamentarie, ma anche per le Regionali andrà realizzato, con sagacia, un delicato equilibrio tra le diverse aree di rappresentanza. E non sarà un’operazione semplice, soprattutto tenendo in considerazione che in caso di sconfitta – con il meccanismo delle preferenze in vigore in Fvg e il Rosatellum-bis che favorisce le coalizioni alle Politiche – c’è il rischio che più di qualche big resti a casa. Tanto da Roma, quanto da Trieste.
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