Serracchiani: perde chi è al governo. Riccardi: è rivincita
UDINE. Venezia, Portogruaro e Castelfranco dopo le regionali di due settimane fa consegnano di fatto il Veneto al centrodestra. Un segnale immediatamente raccolto da Forza Italia e dalla Lega che da ottiche diverse cantano vittoria e indicano nel risultato di ieri un segnale di stop a Renzi e alle sue politiche.
Per la presidente della Regione, Debora Serracchiani, l’esito del voto - che ovviamente andrà analizzato compiutamente oggi stesso alla luce dei risultati finali - induce comunque a spronare il Pd a un ulteriore sforzo per capire cosa sta accadendo.
«Per quanto riguarda il voto di Venezia - dichiara la governatrice - ritengo che non siamo riusciti a impostare un lavoro nuovo anche per fare superare il trauma della fine anticipata delle legislatura. Credo che ci sarà molto da costruire».
La Serracchiani non si esime comunque da ringraziare Felice Casson «per l’impegno che ha profuso in questa competizione elettorale. Resta, tuttavia, il dispiacere per la perdita di una città importante. Certo mentre scorrono le immagini tv i dati confermerebbero che abbiamo riconquistato Mantova, teniamo Lecce e Macerata, prendiamo Trani. In provincia di Milano ne perdiamo due e ne prendiamo tre».
Un altro dato che la presidente sottolinea è relativo al fatto che «il voto sta mettendo in luce la difficoltà di chi governa in questo momento. Senza contare che pesano o hanno pesato alcuni temi dove qualcuno ha gettato benzina sul fuoco».
Una battuta di arresto del Pd? Serracchiani preferisce un’altra chiave di lettura: «Un giudizio complessivo ha bisogno di tutti i dati, ma per il resto ritengo che onestamente sia un segnale che abbiamo già colto due settimane fa e cioè che dobbiamo lavorare ancora di più e meglio sui territorio per fare capire il nostro impegno riformatore e attendere nel contempo dati economici positivi che ci consentano di puntare sulla crescita».
Di dato politicamente importante, parla invece il capogruppo di Fi, Riccardo Riccardi, perché «portando a casa Venezia, città storicamente della sinistra, dentro lo schieramento dei nostri avversari si è aperta una crepa».
Anche Riccardi si dice convinto che l’esito dei ballottaggi «nonostante lo spoglio sia ancora in corso» conferma il trend delle regionali del Veneto, «ovvero che il centrodestra unito vince».
Con la sconfitta di Venezia, per Riccardi «cade una sorta di totem della sinistra. Ma non mi interessa parlare di Renzi e del Pd anche se ritengo che tra i dem si aprirà un confronto serrato». L’obiettivo, secondo Riccardi, è quello di capire come «la coalizione unita vinca soprattutto quando è determinata e non titubante nella propria azione politica e quando sa limitare la conflittualità, procedendo con determinazione come sta facendo in questi ultimi mesi».
Insomma, «un test molto importante che deve fare riflettere sul fatto che Trieste e Pordenone andranno alle urne il prossimo anno, ammesso che non si voteranno in altre elezioni». Infine, Riccardi rileva che ormai tra centrosinistra e centrodestra lo scontro è abbastanza duro e su tutti i temi, da quelli economici a quelli sociali la demarcazione tra i due blocchi è sempre più evidente».
«Con il centrosinistra impegnato a smontare le nostre proposte su economia, immigrazione e sicurezza, invece che a presentare soluzioni - è il lapidario commento dell’ex senatore della Lega, Mario Pittoni - il risultato non poteva essere che questo. La riscossa per la Lega parte dal Veneto, ma solo perché si votava principalmente lì. In realtà stiamo crescendo su tutto il territorio».
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