Serracchiani: solo noi autonomi
PORDENONE. «Credo di aver dimostrato di essere indipendente e autonoma dai partiti e da Roma. So che tanta gente è rassegnata, ma in Friuli Venezia Giulia contiamo solo noi. La differenza la facciamo noi». Debora Serracchiani arriva a Pordenone dopo aver toccato tutte le province nell’ultimo giorno di campagna e punta tutto sul suo essere “speciale”, autonoma, lontana da un partito lacerato.
Sale sul palco e prima di tutto ringrazia chi ha lavorato per questa campagna elettorale. Lo fa «perché sono terribilmente incazzata con il mio partito e le istituzioni più alte per cui non vorrei dimenticare di ringraziarvi».
Lo fa mentre ai piedi del palco i giovani del Pd mostrano lo striscione “Occupy Pd, vota Stefano Rodotà”. Lo fa dopo che il sindaco Claudio Pedrotti, da politico nuovo, affonda le radici nei valori del centrosinistra per ridare la carica a una platea che soffre il tracollo dei democratici al Quirinale.
Pedrotti cita le ultime parole pronunciate da Berlinguer a Padova, incita tutti a «dare prova che noi questa Regione la vogliamo cambiare, che noi le responsabilità ce le prendiamo» e graffia i grillini leggendo l’articolo 84 della Costituzione. «Alla ineffabile avvocato Lombardi che ha chiesto come mai il presidente della Repubblica debba avere più di 50 anni, a Grillo che dice che la Costituzione è complicata – ha affondato il sindaco - , mandiamo le maestre di sostegno!».
E Grillo è uno dei bersagli di Serracchiani: «Ha attaccato solo me perché sa di non farcela e vuole che il centrodestra resti alla guida della Regione per distruggere tutto». E di lui «di uno che viene qui a sbraitare per quattro giorni e poi se ne torna a Genova lasciandoci i problemi da risolvere, non abbiamo bisogno».
Ma ne ha anche per il centrodestra «che domani, in silenzio stampa, ha fatto convocare al vicecoordinatore del Pdl una conferenza sull’aeroporto» e per Tondo «che ha rifiutato i confronti e ha fatto una campagna elettorale solo con attacchi personali. Dopo aver provato a denigrarmi sulla competenza ha capito che era meglio lasciar perdere e ha puntato sul mio non essere nata qua, sul fatto che sono una donna». A Tondo «che in una settimana ha promesso di tutto» ribatte: «Dov’era in questi cinque anni?». È lui l’avversario diretto «siamo lì lì, dobbiamo andare a prenderci ogni voto fino all’ultimo, dobbiamo far capire che l’alternativa sono altri cinque anni di fermo macchine».
Anche la frattura con Roma è forte. Definisce i franchi tiratori indecenti – nel pomeriggio aveva definito l’ipotesi Prodi «una candidatura che unisce» – e rivendica la sua diversità. «Non tollero che il Parlamento sia lacerato da faide interne. Vogliamo e meritiamo rispetto da chi ci rappresenta». Ecco perché «noi dipendiamo solo da noi». Dopo la rabbia un sorriso: «Dedico questa campagna elettorale al mio nipotino Jacopo. E spero non solo quella».
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