«Servizi più efficienti, ospedali e territorio messi in rete»
PORDENONE. Misurazione di obiettivi e risultati, revisione delle spese e delle procedure puntando a efficacia e garanzie per la salute dei cittadini. Queste alcune delle linee di azione di Adriano Marcolongo, dal prossimo settembre, direttore centrale della Salute della Regione Fvg.
Marcolongo, 57 anni, quattro figli, già direttore sanitario al Santa Maria della Misericordia, è stato infatti scelto dalla giunta Serracchiani per sostituire Gianni Cortiula, battendo altri possibili rivali candidati a quell’incarico.
Per lei si tratta di un ritorno in Friuli Venezia Giulia anche se con altre funzioni. Ci sono compiti specifici che la giunta, con la nomina a direttore centrale, le ha affidato?
«Quello affidatomi è un ruolo che attiene all’attuazione delle politiche della giunta in tema di sanità e quindi i compiti saranno definiti nei prossimi giorni man mano che prenderò conoscenza della macchina. Più in generale direi che c’è il tema del reimpostare e governare l’efficienza dei servizi e il riorientamento delle attività e dei servizi primari. In seguito entreremo nel dettaglio».
In sanità il Fvg è stato per lungo tempo all’avanguardia, lei sa che la Regione ha competenza primaria in materia. Ma non le pare che stia maturando in tempi più recenti un certo ritardo rispetto, ad esempio, ad altre regioni?
«Sono stato assente da Friuli Venezia Giulia per una decina d’anni ma so bene che era un territorio all’avanguardia sotto diversi aspetti e con una grande tradizione. Non penso abbia perso questa leadership. Può darsi ci sia un certo appannamento superabile. Ora sarà necessario approfondire in quali settori rilanciare un’azione più efficace. Fare paragoni tra realtà diverse, poi, sembra facile. Io credo che ogni regione abbia i propri punti di forza ma anche le proprie difficoltà legate ai contesti politici e sociali che ci sono».
Tra le incompiute la riorganizzazione dell’emergenza sul territorio regionale e la centrale unica del 118. Le risulta?
«Della centrale unica si parlava quando ero a Udine ma mi pare non sia stata realizzata. Non so a che punto sia, ma credo si tratti ora di completare quel progetto che mi pare valido».
C’è un modello che lei giudica “migliore” per la gestione della sanità?
«Guardando al panorama internazionale, vedo che ci si orienta molto verso una forte integrazione tra assistenza primaria e ospedaliera. Anche modelli molto ospedalocentrici, come quello statunitense, hanno poi sviluppato forti integrazioni. Credo sia un buon modello. Più in generale ritengo che vada valutato in che modo si possano ottenere i risultati migliori in modo da dare più valore alla salute. I modelli per me sono scatole vuote, bisogna capire che cosa ci mettiamo dentro. Quindi il modello, a mio avviso, nasce come conseguenza di quel che vogliamo ottenere».
Azzardo: quindi più che ospedali riuniti, azienda unica ospedale-territorio?
«È una discussione aperta. L’esperienza veneta è su questa strada. In Lombardia invece sono separati i ruoli tra acquirente e fornitore di postazioni. Ripeto, non sono affezionato ai modelli. Andrà ricercato quello che è in grado di garantire risultati migliori per i cittadini. E ovviamente andranno misurati i risultati, perché sono quelli che devono guidare le scelte».
Come si fanno quadrare i conti in sanità, un settore a domanda crescente ma a fronte di una disponibilità di risorse che si sta assottigliando?
«Lavorando sui risultati, ricercando le procedure e le prestazioni che garantiscono più salute, cercando di smettere abitudini desuete che generano costi, eliminando gli sprechi che a volte di generano inconsapevolmente, e libando così risorse da investire dove serve. Tutto questo utilizzando il metodo degli indicatori e dei misuratori di risultato».
Il Fvg è una piccola regione suddivisa in tre aree vaste. Eppure si trascina da tempo la sperequazione determinata da un finanziamento della sanità ancorato sulla spesa storica.
«So che il problema esiste, che ci sono componenti di forte territorialità, ma non nel dettaglio. Possiamo riparlarne?».
In relazione a un suo incarico in Veneto, alla metà degli anni 2000, qualcuno ricorda un’indagine della Ragioneria dello Stato proprio in sanità che l’aveva coinvolta. Com’è finita?
«Si è trattato di un’indagine ordinaria della Ragioneria che si è conclusa senza rilievi. Venne interessata anche la Corte dei conti che non ha avanzato alcuna contestazione. Sono contento che che sia stata portata a termine questa serie di approfonditi crolli sull’attività amministrativa, peraltro doverosi, iniziati nel 2006 e conclusosi, senza strascichi, lo scorso anno».
Si era parlato di lei nel recente passato come candidato alla direzione dell’Azienda ospedaliera di Udine. Dispiaciuto che, all’epoca, sia andata diversamente.
«No, direi proprio di no».
Sappiamo che prenderà servizio il primo settembre, ma ha già un primo appuntamento in agenda?
«Già la prossima settimana mi concentrerò con il mio predecessore per fare il punto sulla situazione. Solo poi inizierò ad allestire un’agenda».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto