Sfilata di testimoni per il "giallo" di Fiume Veneto, spunta l'ipotesi di un terzo uomo

Minatel potrebbe aver visto un’altra persona dopo aver salutato l’amico. Effettuata una seconda ispezione esterna sul corpo

FIUME VENETO. Non conosce tregua l’indagine sulla morte di Achille Minatel, l’operaio 46enne di Praturlone colpito alla nuca e trovato riverso nel vialetto di casa dalla madre prima dell’alba di sabato, in via Dante. Decine di familiari e conoscenti sono state sentite dai carabinieri.

Questo lunedì pomeriggio è stata effettuata una seconda ispezione esterna sulle spoglie ed è stata eseguita una Tac cranica. Esame che, assieme a quelli in programma domani, dovrebbe accertare se si sia trattato di un omicidio o di un evento accidentale. Nel frattempo, sono proseguite senza sosta le attività dei Carabinieri che hanno sentito amici e parenti dello scomparso: al momento non sarebbero emersi elementi decisivi.

L’attenzione degli inquirenti si sofferma, in particolare, sulla cerchia più intima della vittima e sulle persone che l’hanno incrociato nelle sue ultime ore di vita. Rimane da colmare un buco temporale di parecchie ore, dalle 20.20 di venerdì sera, quando Claudio, detto Scheggia, lascia Achille Minatel nel parcheggio dell’Osteria Turlonia, fino alle 3.30 del mattino, quando i genitori dell’operaio sentono un tonfo sordo, che li riscuote dal sonno, provenire dal cortile.

Si affacciano alla finestra, ma non vedono nulla. Il decesso del 46enne potrebbe risalire proprio a quell’ora: ma se ne avrà certezza solo all’esito dell’autopsia e della raccolta di ulteriori testimonianze. Che cosa ha fatto dopo le 20.20 3 e chi ha incontrato?

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Spunta l’ipotesi che, dopo aver salutato Scheggia, Achille Minatel fosse in compagnia di una terza persona. Un conoscente con il quale, in passato, ci sarebbero stati dei dissapori di poco conto. Screzi che avevano spinto, però, Minatel a non frequentarlo più.

Dai racconti di alcuni avventori dei locali, emerge che, invece, i due si sarebbero rivisti proprio venerdì sera. E il conoscente l’avrebbe pure sfidato a bere superalcolici (bevande che Achille evitava). Circostanze tutte da verificare.

Si scandaglia nella vita della vittima, ma finora non è stata trovata un’ombra: Achille era una persona trasparente, pulita, gentile. Sabato sera le audizioni dei testimoni si sono protratte fino a mezzanotte e sono ricominciate ieri mattina. I militari dell’Arma dei vari reparti, coordinati dal Nucleo investigativo del Comando provinciale, si sono suddivisi i compiti. Ieri hanno fatto il punto.

«Indaghiamo – hanno affermato gli investigatori – a 360 gradi, ma per il momento non sono emersi indizi particolari a carico di qualcuno o che ci consentano di indirizzare con maggiore precisione le indagini».

Sono ancora molti i nodi da sciogliere. Per esempio, nella prima chiamata di soccorso viene richiesto l’intervento dei carabinieri per un presunto incidente stradale in via Dante. Eppure il corpo di Achille viene ritrovato in una stradina sterrata, che conduce all’abitazione dei Minatel e poi finisce in un campo.

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Non depongono a favore dell’ipotesi della caduta accidentale – che però non è stata ancora scartata dagli inquirenti – numerosi particolari: lo scooter di Achille è stato lasciato nel parcheggio dell’osteria Turlonia. Come mai non l’ha utilizzato per ritornare a casa?

Venerdì sera pioveva: difficile che abbia percorso la strada a piedi. L’unica alternativa è che qualcuno lo abbia portato in automobile fino alla villetta di via Dante, a fine serata. Un altro elemento che fa propendere per l’ipotesi di una colluttazione finita in tragedia sono gli effetti personali sparpagliati fra il cortile e il vialetto: chiavi e portafogli sul porfido, scarpe slacciate e sfilate sulla ghiaia, lontane dal cadavere.

Fa pensare anche la scia di sangue, che parte dal cortile di casa e termina nel vialetto di ghiaia. Fra il punto in cui è stato trovato il corpo (nella stradina ) e il punto in cui c’è stato il massimo sanguinamento, ci sono segni di uno spostamento.

È ancora presto per dire se Achille sia stato trascinato da qualcuno all’esterno del cortile o se, in preda a uno stato confusionale dopo la botta in testa, abbia percorso a ritroso un tratto prima di cadere.

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