Sfuma il sogno di Mattia, cieco dalla nascita: respinta la richiesta di fondi pubblici per seguire il corso da centralinista
Il 23enne di Tarcento aveva presentato domanda per usufruire del contributo per le spese di vitto e alloggio all’istituto Cavazza di Bologna
TARCENTO. Dalla nascita è completamente cieco. Per qualsiasi tipo di spostamento, anche minimo, deve farsi aiutare eppure non potrà beneficiare di un contributo – tramite il Fondo regionale per l’autonomia possibile – per coprire le spese di vitto e alloggio necessarie per poter seguire un corso di preparazione alla professione di centralinista, proposto dall’Istituto per ciechi Cavazza di Bologna.
È la storia di Mattia Livotti, 23enne di Tarcento – dove risiede con la famiglia – che rischia di veder naufragare il sogno di una formazione lavorativa, e a catena di un impiego per il quale si sente portato, per «il mancato sostegno da parte delle istituzioni».
E la vicenda assume toni ancora più paradossali considerati i pregressi: «Avevo presentato domanda di sostegno tramite il Fap – racconta il ragazzo – lo scorso anno, nella speranza di essere ammesso al corso a Bologna. La richiesta era stata accolta, ma non avendo ricevuto risposta dal Cavazza entro i termini attesi (nel mese di aprile) mi è sembrato più corretto rinunciare al sussidio».
«A giugno, però, è arrivato l’esito delle selezioni, e ho scoperto che le avevo superate – continua –. Ho così ripresentato istanza per il Fondo e, a differenza della volta precedente, mi è stato chiesto di compilare un questionario, all’esito del quale mi è stato comunicato che non possedevo i requisiti necessari per fruirne».
A Mattia è caduto il mondo addosso: «Ma più che essere cieco totale – domanda – cosa dovrei avere? Non posso nemmeno muovermi autonomamente con il bastone: devo sempre avere con me un accompagnatore».
E la cosa di cui il giovane non si dà pace è il contenuto del test cui è stato sottoposto: «Mi è sembrato – commenta – di partecipare a un quiz televisivo, con domande quasi casuali, non strutturate sulla base del problema fisico con cui devo convivere. Fra i quesiti ce n’era anche uno sulla mia vita sociale: mi è parso assurdo, e non capisco quale attinenza possa mai avere con l’erogazione di un aiuto economico».
«Mi è stato detto che la normativa è cambiata (rispetto alle procedure dello scorso anno) e che la situazione è questa, non ci si può fare nulla – spiega Mattia –. Non mi è stato però chiarito per quali ragioni, ovvero in base a quali parametri e criteri, io non possa godere del Fap; nel frattempo ho scoperto se fossi rientrato in graduatoria ci sarebbe stata comunque una lista d’attesa: non era detto, insomma, che iniziando il corso a settembre avrei ottenuto subito il contributo».
Per esprimere il proprio sconcerto Mattia ha anche inviato un messaggio, attraverso un canale social, al governatore Massimiliano Fedriga: «Chissà se avrò una risposta», dice, spiegando che per confermare la propria partecipazione al corso per centralinisti avrebbe tempo, in teoria, fino a settembre, ma che non gli sembra nemmeno «giusto mantenere il posto se, come sembra, non avrò le risorse per partecipare: meglio lasciar spazio, a quel punto – osserva –, a qualcun altro, che mi segue in graduatoria».
Le spese di permanenza a Bologna (12 mila euro) il 23enne non può sostenerle da solo: «Temo – conclude – che dovrò rinunciare e, magari, attendere il prossimo anno, anche se in assenza di modifiche alla normativa non cambierebbe nulla. Sono amareggiato: tenevo tanto a frequentare il corso, perché amo il contatto con la gente e mi sento adatto al lavoro di centralinista, che per un periodo ho già sperimentato».
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