Sfuma l’esportazione di 700 mila barbatelle

UDINE. Un lotto con circa 700mila piante per un valore di oltre un milione di euro in attesa di essere spedito. Si tratta di uve da tavola di diverse varietà destinate a produttori della Libia.
Produttori storici che dai tempi di Gheddafi si riforniscono dai Vivai cooperativi di Rauscedo. Le piantine sono ferme nel magazzino assieme a 70 milioni di barbatelle destinate annualmente a 43 Paesi di tutto il mondo.
La conferma arriva da Giorgio Giacomello, presidente dei Vivai cooperativi Rauscedo e di Confcooperative Fedagri Friuli Venezia Giulia, a margine della presentazione del Rapporto 2014 sulla cooperazione agricola italiana, avvenuta ieri a Roma alla presenza del ministro all’Agricoltura, Maurizio Martina.
«C’è forte preoccupazione - ha detto Giacomello - tra noi operatori Vcr, già penalizzati dalla scellerata imposizione dell’embargo russo che ha completamente bloccato il mercato delle piante destinate a questo mercato».
La partita in attesa di partire per la Libia vale, come accennato, un milione e 300 mila euro. «Attendiamo con grande fiducia che dalla Libia l’importatore che dovrebbe arrivare qui per stipulare il contratto - insiste - si faccia vivo quanto prima. Dal ministero, tuttavia, proprio oggi non ci sono arrivate notizie rassicuranti perché a quanto si è potuto sapere la situazione in Libia è probabilmente più caotica di quello che immaginiamo».
Oltre alla Libia, i Vivai hanno attività di export anche nei Paesi arabi con prevalenza tra questi in Marocco, Tunisia, e tramite partner, anche in Libano».
Il presidente di Vcr e di Confcooperative Fedagri Fvg aggiunge che anche i contatti telefonici sono sempre più problematici. Il timore è che la furia iconoclasta dell’Isis possa riguardare anche la coltivazione e la produzione di vino, bevanda assolutamente proibita dagli integralisti islamci.
«Io però - dichiara ancora - rimango fiducioso che alla fine tutto possa sbloccarsi anche se allo stato attuale diventa difficile se non addirittura impossibile poter fare delle previsioni».
Giacomello sottolinea che le preoccupazioni serpeggiano anche a livello ministeriale perché nel caso di un intervento militare sotto l’egida dell’Onu la reazione dell’Isis potrebbe essere ancora più violenta e incontrollata con possibili conseguenze anche per il nostro Paese.
«Ma non possiamo neppure dimenticare - sono ancora le sue parole - la gravità dei riflessi economici sul comparto agroalimentare della nostra regione conseguenza del folle embargo messo in atto contro la Russia. Qui bisogna essere molto realisti e sottolineare che nel mentre noi paghiamo un prezzo devastante, basti pensare al milione 400 mila tonnellate di formaggio che non sono state esportate, i russi a tavola continuano a deliziarsi degli stessi prodotti». (d.pe.)
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