Sgarbi: «È come lasciare che la pioggia distrugga un capolavoro di Raffaello»

«Qualunque luogo vissuto è conservato. Qualunque luogo abbandonato è a rischio estinzione»: per il critico d’arte ed esperto di storia dell’arte, Vittorio Sgarbi, questa è una delle strade da percorrere per salvare dal degrado la città di Palmanova

PALMANOVA. «Qualunque luogo vissuto è conservato. Qualunque luogo abbandonato è a rischio estinzione»: per il critico d’arte ed esperto di storia dell’arte, Vittorio Sgarbi, questa è una delle strade da percorrere per salvare dal degrado la città di Palmanova e, in genere, il patrimonio artistico del Paese. Ma, prima ancora, è necessario un cambiamento di mentalità per fare in modo che, a occuparsi del patrimonio artistico italiano, non sia il Ministero dei Beni culturali, ma quello dei Lavori pubblici.

«Per il patrimonio artistico – spiega – c’è un abbandono incredibile. È come se uno avesse in casa un capolavoro di Raffaello e lo lasciasse alle intemperie perché deve occuparsi di un’opera d’arte contemporanea. Tutti i lavori pubblici in Italia sembrano ignorare l’importanza del patrimonio. Occorrerebbe che il Ministero ai lavori pubblici investisse una parte dei miliardi che utilizza in tav, autostrade, rotatorie per tenere in piedi quei lavori pubblici storici che sono l’immagine dell’Italia... Sono opere pubbliche anche Pompei e Palmanova...».

Per Sgarbi c’è un equivoco di fondo: «Si è confusa la contemporaneità con l’unico destino che l’uomo debba darsi. Ma un uomo può darsi anche il destino di continuare a vivere, specialmente in Friuli, in un’area preservata… La caduta di un elemento della porta di Palmanova, così come di una parte delle mura, è la prova di un equivoco culturale e politico che non ha inteso l’importanza della storia».

Il critico d’arte, che in passato ha visitato Palmanova, non ha dubbi: la tutela della fortezza non può essere un impegno diretto del Comune, perché «il patrimonio artistico è patrimonio nazionale: deve occuparsene lo Stato e, considerato che si tratta di uno stato europeo, bisogna attingere anche ai quei vantaggi, che non sono mai stati ben sfruttati, che sono i fondi europei. Si potrebbe, ad esempio, proporre un piano europeo per il recupero delle città fortificate».

Quanto alle possibilità per Palmanova di ottenere il riconoscimento Unesco, Sgarbi non ha dubbi: «Mi meraviglio che essa non sia già patrimonio dell’Umanità. Palmanova è una delle città più importanti del Friuli Venezia Giulia e del Nord Italia».

Per il professor Sgarbi infine è importante conciliare le esigenze di tutela del bene culturale e la sua possibilità di riutilizzo: «Trovare un equilibrio si può: basta volerlo. Un bene può mantenere la sua identità ed essere, al tempo stesso, reso funzionale... Le soluzioni a vincoli e limitazioni si possono escogitare, specie in un luogo dove la storia continua e la contemporaneità è all’interno di strutture storiche».

Quanto a possibili destinazioni di riutilizzo per la città-fortezza, Sgarbi ne formula un paio, pur ammettendo che, per fare delle ipotesi e delle valutazioni corrette, dovrebbe tornare a Palmanova: «Si potrebbero utilizzare alcuni spazi per dare vita a uno di quegli alberghi diffusi che hanno rianimato tanti luoghi...» o ospitare mostre che trasformino i contenitori storici in luoghi vivi. «Io, ad esempio, porterei a Palmanova una mostra di Ligabue...».

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