«Si apre un cammino di riforma vera»

Il vescovo di Gorizia, Redaelli, colpito dal discorso d’insediamento: «Una grande sensibilità verso il popolo»
Aquileia 14 ottobre 2012.Cerimonia di insediamento di Monsignor Redaelli .come nuovo arcivescovo di Gorizia..Copyright © Foto Petrussi / Simone Ferraro
Aquileia 14 ottobre 2012.Cerimonia di insediamento di Monsignor Redaelli .come nuovo arcivescovo di Gorizia..Copyright © Foto Petrussi / Simone Ferraro

GORIZIA. L’esordio ufficiale di Papa Francesco sul balcone di piazza San Pietro gli è piaciuto, lui che non ha mai disgiunto la chiesa («Non è una realtà disincantata, ma vive in un concreto contesto sociale, culturale, economico e politico») dalla società («anche se a volte può esser comodo pensarlo»): Non le ha mai considerate due realtà estranee, anzi.

Il vescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli ha accolto con soddisfazione la nomina del nuovo Papa: «La Chiesa di Gorizia è molto contenta e con tutto il popolo di Dio si stringe con affetto attorno al nuovo vescovo di Roma, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ora Papa Francesco».

Il primo della storia a scegliere questo nome e non a caso, essendo un gesuita convinto, contrario ai principi dell’imperialismo e delle lobbies finanziarie.

Lo ha colpito soprattutto quella frase, semplice, del Papa: «Il suo presentarsi con semplicità come vescovo di Roma. E poi la sua richiesta di preghiera e di silenzio – prosegue monsignor Redaelli –, la sua forte sensibilità spirituale e pastorale in particolare verso i poveri, fanno sperare in un cammino di autentica riforma della chiesa caratterizzato da una rinnovata fedeltà al Vangelo. Sant’Ignazio di Loyola, di cui il nuovo vescovo di Roma è figlio spirituale, e san Francesco, di cui ha scelto il nome, lo assistano, unitamente alla preghiera del popolo di Dio che invoca e continuerà a invocare su di lui la benedizione di Dio».

Vescovo di Roma o nuovo Papa di un mondo pieno di contraddizioni che ha bisogno anche del suo aiuto per rinnovarsi, crescere e migliorare? Il concetto è rimasto impresso anche a don Sinuhe Marotta, parroco, dal 2004, della chiesa metropolitana del Duomo, a Gorizia: «Stavo guardando la cerimonia d’insediamento assieme a un gruppo di scout. Volume al massimo, nella sala non volava una mosca. E quando si è presentato come “vescovo di Roma” siamo rimasti un po’ tutti sorpresi, perché ci aspettavamo che parlasse al mondo intero.

Ma sono dettagli, probabilmente avrà avvertito l’emozione della piazza, l’atmosfera creata da tutta quella gente trepidante che aspettava da un’ora che si affacciasse al balcone. Ma sono convinto che è è sarà un buon Papa, uno che riunirà i cristiani di tutto il mondo. E ce ne sono tanti, tantissimi, anche nella sua terra, in Sudamerica».

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