Si chiama matofobia La paura dei numeri è un blocco mentale

COPERNICO. Matofobia. Scommetto che è la prima volta che sentite questo termine, ma non per questo non vi siete mai sentiti così: davanti ad un esercizio solo un grande vuoto, altro che metodi di...
Di Martina Galletti

COPERNICO. Matofobia. Scommetto che è la prima volta che sentite questo termine, ma non per questo non vi siete mai sentiti così: davanti ad un esercizio solo un grande vuoto, altro che metodi di risoluzione. Non si tratta di scuse dovute alla mancanza di studio, ma di un vero e proprio blocco mentale: fin da piccoli ci siamo sempre sentiti dire che c’è chi è portato per la matematica e chi non lo è; questo ha inevitabilmente generato una netta divisione tra schieramento di coloro che le cose “le vedono” e di coloro che “non ci arrivano”. Il punto è che così si innesta un circolo vizioso: nel momento in cui un alunno si sente di non appartenere all’élite dei geni, inizia a sentirsi stupido rispetto a loro, finendo per non esercitarsi più nemmeno a casa, ritenendolo tempo perso. La fobia della matematica è un malessere reale, non un espediente utilizzato per saltare verifiche e interrogazioni: alcuni studi americani hanno dimostrato che in alcuni soggetti l’ansia di trovarsi davanti a integrali o studi di funzione accende gli stessi circuiti di neuroni che si attivano quando si prova dolore fisico. Nausea, tremori e sudorazione eccessiva sono solo alcuni dei sintomi che dimostrano il passaggio da una semplice antipatia per la materia alla fobia vera e propria.

Che fare quindi? Dichiararsi semplicemente “malati”? Arrendersi all’evidenza del voto? No, c’è ancora un posto dove le soluzioni -di qualsiasi problema, matematico e non- possiamo trovarle: la nostra testa. Porci con un altro atteggiamento, cercando di giocare con i numeri invece di vederli come ostacoli da aggirare, ricordandoci che le abilità matematiche si acquisiscono e non sono precluse a nessuno: basta crederci.

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