Si è spento a 87 anni il professor Francesco Locatelli

Per permettere ai suoi studenti di comprendere le differenze tra bovini, equini e suini, si fermava spesso a recuperare delle ossa al macello che poi puliva personalmente. L’insegnamento e la zootecnia erano due grandi passioni del professore Francesco Locatelli che si è spento ieri a 87 anni.
Primo di 8 fratelli, Francesco Locatelli ha frequentato l’asilo Pecile, poi la scuola Dante Alighieri, il collegio Bertoni (dove ora c’è l’università), lo Stellini e, dopo la guerra, anche l’università di Agraria di Padova e poi di Perugia.
Durante la guerra ha vissuto tra Udine e Pavia di Udine. Nel 1953 ha lavorato all’Ente di riforma agraria siciliana a Palermo e poi ai Coltivatori diretti; nel 1959 si è trasferito all’Aquila come aiuto del direttore dei Coltivatori diretti e poi al consorzio di bonifica Brentella a Montebelluna fino al 1964.
Dopo una breve parentesi di insegnamento a Udine, passò definitivamente a insegnare zootecnia all’Itas di Cividale dove rimase ininterrottamente fino al 1985 quando venne colpito da un ictus cerebrale. Dopo qualche anno si ritirò in pensione. Oltre alle innumerevoli soddisfazioni derivanti dall’insegnamento a Cividale, partecipò attivamente alla crescita dell’istituto agrario e scrisse anche due libri di testo poi utilizzati nelle scuole superiori: “Applicazioni pratiche di genetica animale” e “Appunti di alimentazione animale”.
Numerosi suoi ex alunni continuano a chiamarlo per i ritrovi delle varie ricorrenze e proprio nei prossimi giorni sarebbe dovuto andare a festeggiare i 40 di diploma con una classe del suo ex alunno Claudio Vigna.
Nel 1959 conobbe all’Aquila sua moglie Angela, insegnante romana con la quale ha avuto quattro figli, tutti cresciuti a Udine nella zona di porta Aquileia, vicino alla parrocchia del Carmine, dove si svolgeranno i funerali domani alle 10.30 partendo dall’ospedale. La salma sarà poi sepolta nella tomba di famiglia a Pavia di Udine. Stasera alle 18.30 sarà invece recitato il Rosario.
Pochi anni Francesco e Angela avevano festeggiato con i figli, nuora e generi ma soprattutto i loro 11 nipoti, il 50° di matrimonio con un viaggio a Tenerife.
Il figlio Antonio lo ricorda come una «persona solare, trasparente, sincera, sempre disponibile ad ascoltare e pronto ad elargire un sorriso che lascia un vuoto incolmabile, per la storia che si porta dietro, la guerra, il primo dopoguerra, la nascita dell’istituto agrario, la zootecnia, materia in cui credeva veramente. Era un uomo con una enorme carica e volontà, determinato fino all’ultimo a perseguire i sogni e i progetti che la sua mente, lucida fino all’ultimo, gli suggerivano».
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