«Sì, ho fatto tanti errori e sto pagando il conto»
Diego Volpe Pasini pronto ad autosospendersi da consigliere: ma il 24 sarò in aula, a testa alta
Si dice pronto ad auto-sospendersi dal suo ruolo di consigliere comunale in attesa di poter chiudere definitivamente con il passato, con quel “periodo buio” in cui ammette di aver commesso tanti errori che non nega, ma per i quali assicura di aver pagato e di star ancora pagando il conto. Potendo tornare indietro non rifarebbe tante cose, ma dovendone scegliere una, non ha dubbi: cancellerebbe una sera d’agosto del 1994 «quella maledetta sera – ricorda - in cui ho avuto un incidente ed è morto un ragazzo: il senso di colpa mi accompagnerà tutta la vita». Per tutta la vita Diego Volpe Pasini si ricorderà anche dei 10 giorni vissuti in carcere. Ma la passione per la politica è rimasta la stessa: «non so farne a meno, sarebbe come chiedere a un tifoso dell’Udinese di non sostenere più i colori bianconeri». Così il leader di Sos Italia è pronto a tornare in consiglio comunale il 24 novembre. «Potrebbe essere l’ultima volta prima della pausa che voglio prendermi per riflettere sulla mia vita con la mia compagna, ma ho un dovere nei confronti delle 2.922 persone che mi hanno votato (anzi 2.921 perché uno ero io) e soprattutto non voglio che il sindaco Honsell sia aggredito a causa mia da quelli che considero gli sciacalli della città. Sarò presente e risponderò a tutti gli attacchi a testa alta». In tanti sostengono che con il suo casellario giudiziale non dovrebbe sedere in Consiglio e tanto meno svolgere incarichi che hanno a che fare con la sicurezza lei invece parla di testa alta... «Perché ho la coscienza a posto, anzi a postissimo. Prima di tutto perché esiste la riabilitazione per cui anche chi ha sbagliato come me può recuperare. E poi perché i miei problemi con la giustizia, quelli seri, sono tutti antecedenti al 1995 e io sono stato eletto per la prima volta in Consiglio comunale nel 2004. Inoltre i miei guai sono legati a situazioni personali e non alla mia attività politica, mentre ci sono alcune persone che oggi ricoprono cariche importantissime e hanno patteggiato o sono stati condannati per reati contro la pubblica amministrazione o inerenti la loro funzione politica. La riabilitazione vale per tutti e non per me?». Nel suo caso però ci sono diversi precedenti. Il primo riguarda una tentata frode nell’esercizio del commercio. «Vero. Ho comprato e venduto pasta alla zucca mentre un regio decreto mi pare risalente al 1928 stabiliva che per chiamare “pasta” un prodotto ci dovevano essere determinati ingredienti tra i quali non c’era la zucca. Il mio avvocato di allora, eravamo nel 1991, mi consigliò di pagare la multa dicendomi che mi sarebbe costato di più oppormi in giudizio. Così pagai 300 mila lire. Ma il conto più salato arrivò dopo». Perché? «La frode in commercio annulla l’iscrizione al Rec che quella volta era importante al punto che quando anni dopo ho aperto una nuova società per gestire le mie attività, dal comune mi hanno detto che non potevo essere io l’amministratore. Avevo il Bistrot, un altro locale in via Rialto, una pasticceria, un magazzino e anche un negozio in corte Smeralda. Ma soprattutto un negozio a Cassacco che mi ha fatto perdere un sacco di soldi. Fu un grave errore imprenditoriale. Riuscii a venderlo, ma finanziariamente ero in una situazione instabile. Con la nuova società avrei voluto ammortizzare le perdite ma senza l’iscrizione al Rec rischiavo di perdere tutte le licenze. Praticamente ero impossibilitato a gestire le mie attività. Non sapevo a chi rivolgermi. Mi aiutò Italo Nicoletti. Vendetti il Bistrot a luglio e a fine agosto del 1995 fu dichiarato il fallimento. Nel 2002 sono poi stato condannato per bancarotta fraudolenta». Proprio mentre lei era in carcere c’è stata la sentenza di secondo grado ed è stato condannato a due anni e sei mesi, eppure appena è uscito ha detto di essere stato assolto. Ci spiega? «Certo. Sono stato assolto con formula piena per le accuse più gravi che riguardavano la mia persona. E sono stato condannato per quella che a confronto considero una micro cosa. Infatti la condanna è diventata di bancarotta per distrazione perché nel mio ruolo di amministratore non ho giustificato la destinazione di 70 milioni e non ho incassato 50 milioni di migliorie nel passaggio di proprietà del Bistrot. Ma conto di smontare anche questa accusa in Cassazione». Nel frattempo però rischia la sospensione come consigliere... «Sì, anche se la normativa non è chiara. Per pene superiori ai due anni è prevista la sospensione, ma prima attendo di conoscere le motivazioni della sentenza. E poi sto pensando di interpellare la Corte costituzionale e anche il prefetto che deve decidere della sospensione per verificare se ci sono precedenti. Nell’attesa sono anche pronto ad autosospendermi per una questione di trasparenza, ma rimarrei comunque consigliere, solo non potrei andare in Consiglio». Tra le sue condanne ci sono anche omicidio colposo e assunzione di una straniera non in regola. «Purtroppo è vero. Il giorno dopo l’incidente sono andato a trovare i familiari del ragazzo che era morto: non me lo dimenticherò mai. Ero fermo in via San Daniele per far scendere mia moglie e mio figlio davanti a casa, poi ho girato a destra, nello specchietto le luci della moto erano lontane ma forse ho calcolato male la velocità. Io ero fermo, la moto correva. Mi porterò sempre dentro un grandissimo senso di colpa, ma non c’è niente che possa fare per riportare in vita quel ragazzo. La badante invece era una ragazza marocchina molto per bene. La chiamò mia moglie su suggerimento di una collega dopo avermi buttato fuori di casa dicendomi: ti faccio il regalo più grande, ti regalo la libertà. Mi aveva preparato le valige, io le presi e uscii. Rimasi per un periodo fuori casa poi tornai e trovai la ragazza. Ho fatto di tutto per metterla in regola ma l’unico modo era aspettare che si sposasse e pochi giorni prima della cerimonia ho ricevuto la visita dei funzionari della questura. Mia moglie stava per diventare una dipendente pubblica, così mi presi io la responsabilità». A proposito di responsabilità. E’ finito in galera per non aver pagato gli alimenti alla sua ex moglie e appena uscito ha deciso di risposarsi? «In realtà non l’ho deciso io. O meglio, io l’avevo chiesto alla mia compagna tre anni fa. Stavamo bene anche così ma credo nel matrimonio. Lei mi ha risposto di sì la sera in cui sono uscito di prigione».
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