Si presenta col braccio amputato e i medici glielo riattaccano

Un uomo di 72 anni si era infortunato tagliando la legna a casa con lo spaccaciocchi. L’équipe del trauma center di Udine ha operato per cinque ore: il giorno dopo le dita si muovevano

UDINE. Si è presentato in Pronto soccorso con il proprio avambraccio sinistro avvolto in un sacchetto di plastica: i medici gliel’hanno riattaccato. Salvandogli la mano e la sua funzionalità. L’incredibile storia, fortunatamente a lieto fine, è di un pensionato di 72 anni di Rizzolo.

Un grave infortunio domestico che, nel pomeriggio di sabato, gli era costato l’amputazione completa dell’arto, troncato da uno spaccaciocchi, di cui l’uomo si stava servendo per tagliare la legna. È bastato che scivolasse con un piede sul pedale che aziona il macchinario, perchè la lama gli cadesse dritta sul braccio sinistro. Il colpo è stato così secco e inatteso, da non fargli neppure avvertire subito il dolore: è stata la vista del proprio arto tranciato a fargli realizzare ciò che era avvenuto. Ed è stata poi una prontezza di spirito eccezionale a farglielo raccogliere, mentre il sanguinamento – come avviene nell’immediatezza di incidenti del genere – si autoarrestava per un po’. Cioè per il tempo necessario a salire sull’auto e farsi accompagnare dal cognato al Santa Maria della Misericordia.

Il resto è merito esclusivo dell’alta professionalità del personale dell’équipe che lo ha operato. Nessun miracolo, ma soltanto bravura ed esperienza. L’intervento, comprensibilmente complesso, è durato comunque meno di cinque ore.

Due i chirurghi ortopedici al lavoro, entrambi con specializzazione in chirurgia della mano, oltre a un’anestesista e al personale infermieristico. «Tecnicamente l’operazione è stata eseguita dalla collega più giovane, la dottoressa Cristina Croppo – ha raccontato il dottor Nicola Collini, capo dell’équipe – e questo è un segnale davvero positivo: significa che i giovani crescono professionalmente, che dietro di noi non c’è il vuoto e che siamo riusciti a trasmettere la passione per la professione, oltre che le conoscenze indispensabili per svolgerlo al meglio». Non meno determinanti, ai fini della riuscita dell’intervento, l’apporto e la preparazione di tutti gli altri operatori presenti in sala.

Per arrivare al reimpianto dell’avambraccio, è stato necessario suturare ventidue tendini, tra estensori e flessori, l’arteria ulnare, due vene e due nervi, oltre che cucire tra loro le ossa. Il giorno dopo l’intervento, il risultato è parso positivo: la mano, protetta da un tutore, non soltanto era tornata al suo posto, ma si mostrava calda e vitale, tanto che il paziente era già in grado di muovere le dita. Il medicamento effettuato 48 ore dopo è stato ancora più soddisfacente. La prognosi, comunque, rimarrà riservata ancora per un paio di giorni.

Lo scorso 17 aprile, al trauma center di Udine la stessa équipe aveva salvato dall’amputazione di un braccio un automobilista di 49 anni, di Carlino, che era rimasto schiacciato dalla carrozzeria della propria vettura, in un incidente a San Giorgio di Nogaro. Avvicendandosi con i colleghi di un’altra équipe, per un totale di una quindicina di medici, tra neurochirurghi, chirurghi toracici e della mano, ortopedici e anestesisti, gli avevano letteralmente ricostruito e riattaccato l’arto.

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