Si scambia foto hot con una 13enne: assolto

La madre della ragazzina udinese scopre la conversazione sul cellulare, un maniaghese finisce a processo per adescamento di minorenni
Hands texting on cell phone --- Image by © W2 Photography/Corbis
Hands texting on cell phone --- Image by © W2 Photography/Corbis

MANIAGO. In comune avevano solo una cosa: la stessa app di messaggistica sul cellulare, una delle più conosciute da chi punta a fare nuovi incontri. Si sono trovati, nel giro di pochi giorni, a scambiarsi foto hot. Una vicenda che è costata ad un uomo del maniaghese l’imputazione per il reato di adescamento nei confronti di una ragazzina udinese che all’epoca dei fatti aveva 13 anni.

Accusa dalla quale l’uomo è stato assolto con formula piena: i suoi legali hanno dimostrato che l’iniziativa è stata presa dalla minorenne.

La vicenda risale al 2015. L’uomo, all’epoca dei fatti 28enne, utilizza una app di messaggistica che consente di visualizzare altri utenti iscritti al servizio nel raggio di alcuni chilometri. Mentre si trova a Udine viene contattato da una ragazza: lui non lo sa ma ha appena 13 anni. Nel giro di pochi giorni si scambiano decine di messaggi, poi passano a foto più o meno senza veli.

La madre della ragazzina, però, trova il cellulare e scopre il tono delle conversazioni che la figlia intrattiene con il ragazzo, e non solo. A finire sotto accusa sono in tre: agli imputati viene contestato, in concorso, il reato di adescamento di minorenni. Lo scorso anno prende il via il procedimento ma le strade dei tre si dividono: mentre gli altri due imputati continuano sulla strada del rito ordinario (il processo inizierà a breve), il maniaghese sceglie il rito abbreviato.

Il procedimento si è tenuto nei giorni scorsi a Trieste, tribunale competente per questo tipo di reato. A difendere l’uomo gli avvocati Enrico Cleopazzo e Antonio Raffo: già in sede di interrogatorio il maniaghese aveva spiegato che non aveva contezza dell’età della ragazzina, inoltre le prove acquisite hanno dimostrato che a prendere l’iniziativa è stata lei. Il pm ha chiesto un anno e 8 mesi ma le argomentazioni dei legali sono state accolte dal giudice, che ha deciso per l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

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