Si scava per le fognature, spuntano tombe medievali

I lavori in corso in via Pellico portano alla luce importanti reperti del V e VI secolo. Ad appena mezzo metro di profondità sono state trovate ossa, fornaci, ceramiche

CIVIDALE. Ad appena 60 centimetri di profondità, sotto il manto d’asfalto di via Pellico, spuntano importanti reperti dell’antica Cividale, una stratigrafia che rimanda addirittura al V e al VI secolo.

Vi si sono imbattuti gli operai che da un paio di settimane stanno procedendo, su mandato dell’Acquedotto Poiana, alla posa di una nuova condotta fognaria lungo il tracciato, chiuso al transito veicolare da piazza Picco alle piazze Diaz e Dante: è scattato così l’intervento della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, che monitorava l’arteria già dall’avvio dello scavo (in considerazione della centralità del sito) e che si è impegnata a eseguire i rilievi nell’arco di tre giorni, per non dilatare i termini dei lavori in corso.

L’operazione è scattata mercoledì, ma è stata poi boicottata dal maltempo: gli archeologi hanno recuperato nella giornata di ieri tutto il lavoro perduto, in modo tale che le attività di cantiere possano ripartire stamattina. Operazioni seguite con una certa curiosità da chi ieri si trovava a passare davanti al cantiere e che capiva che qualche centimetro più in basso ci si poteva imbattere nella storia.

«La reciproca collaborazione è importante – sottolinea Angela Borzacconi, funzionario archeologo della Soprintendenza – e grazie alla disponibilità del Comune e degli enti coinvolti, nel caso specifico l’Acquedotto, è divenuta una prassi: Cividale è patrimonio dell’Unesco ed è dunque opportuno approfondire gli studi sul sottosuolo, che ci permettono di “disegnare” l’assetto urbano antico. Le opere pubbliche nel cuore della cittadina, in tal senso, rappresentano un’occasione preziosa».

E nella fattispecie hanno riservato una sorpresa significativa, appunto, perché «è davvero singolare – rimarca Borzacconi – che a poco più di mezzo metro di profondità siano stati individuati strati ascrivibili al V e VI secolo: normalmente – chiarisce – bisogna scendere fino ai 2 metri».

Dalla trincea, che si sviluppa su una lunghezza di qualche metro, sono affiorati vari elementi: nel livello più basso sono stati rinvenuti dei focolari, al di sopra dei quali gli archeologi hanno intercettato almeno due sepolture, con resti di scheletri.

«Le tombe, e di conseguenza le ossa – spiega la funzionaria – , erano state però sconvolte dalla sovrapposizione di strutture medievali o rinascimentali. Il terreno ha restituito pure diversi residui di lavorazioni in ferro e frammenti di ceramica, provenienti da realtà domestiche».

La stratigrafia è stata puntualmente documentata: conferma una dinamica già riscontrata in altri ambiti urbani ma nel contempo differente dalla stessa, come detto, per la particolarità della lieve profondità, che fa pensare a una città antica contraddistinta da un paesaggio su quote diverse, del tutto differente da quello attuale, piano e omogeneo.

È inoltre plausibile che alcune parti dell’abitato romano siano rimaste libere a lungo e abbiano iniziato a registrare edificazioni in epoca più tarda.

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