Si scia solo a Sella Nevea, ma il polo è dimenticato

SELLA NEVEA. La natura sta mettendo in mostra una evidente realtà che cozza contro i piani di rilancio del turismo e di uno sport nazionale come lo sci che ha pescato molti campioni in Friuli. C’è neve soltanto a Sella Nevea. O, meglio, si scia soltanto nella località arroccata sul monte Canin. Fa troppo caldo per “sparare” neve e aprire tutte le altre località invernali.
È un dato di fatto, eppure il polo in comune di Chiusaforte continua a scontare errori e dimenticanze del passato, quasi fosse lasciato al suo destino. Poco importa se gli americani vengono qui per girare i loro film sui fuoripista da brivido. Molti si nascondono dietro il fallimento della confinante slovena Bovec, come se la funivia che sale da Prevala a sella Golovec fosse servita soltanto a collegare i due Stati. Non è così.
Sella Nevea potrebbe godere di luce propria se si fossero realizzati certi programmi, se le promesse fossero state mantenute, se... se chi decide avesse capito che all’ombra del Canin la neve c’è anche d’estate e offre garanzie per tutti.
Sci alpino, freeride, scialpinismo, sci di fondo, ma anche la scuola di sci per principianti: il polo potrebbe offrire tutto, anche e soprattutto a livello agonistico. Potrebbe ospitare le nazionali che stanno affrontando il calendario del Circo Bianco in Europa. Pendii adatti per tutte le discipline, fino alla discesa libera.
Ma nessuno porta avanti i progetti – tanto per fare un esempio – della pista che scenderebbe dalla Golovec verso Sella Nevea per congiungersi con l’attuale pista Turistica e quindi offrendo un carosello. Gli impianti a valle sono stati smantellati dopo la scadenza della concessione: qui forse il Governo nazionale potrebbe arrivare in soccorso prorogando le concessioni e quindi facendo riaprire alcuni impianti. Ma a Sella sono stati appunto già smantellati e il bosco è desolatamente segnato da piste bianche non più utilizzabili.
Piste che porterebbero centinaia di turisti e agonisti negli hotel che fanno sempre più fatica a chiudere i conti in attivo. Un esempio per tutti: da 500, i polacchi che arriveranno quest’anno saranno soltanto una cinquantina.
Ma Sella Nevea sconta un lungo elenco di cose mancate. Il casello autostradale di Chiusaforte non è stato mai più pensato e realizzato in funzione della località sciistica sul versante della val Raccolana. Per non parlare della famosa (e stupenda) strada che da Sella scende verso Cave del Predil, entrando quindi in comune di Tarvisio. Basta una nevicata più corposa del normale e l’arteria viene chiusa per pericolo di valanghe. Un problema mai risolto, affrontato costantemente con soluzioni tampone che in nome della sicurezza hanno sempre penalizzato il polo sciistico.
C’è poi il capitolo nevaio. O ghiacciaio, come insistono a ripetere i geologi. Negli anni Settanta e primi anni Ottanta uno skilift era stato sistemato da personaggi che hanno dato tanto allo sci alpino. Poi più niente o quasi. Alcuni anni fa il direttore della Scuola sci Ivano Sabidussi aveva a sue spese installato un nuovo skilift approfittando di una storica nevicata invernale che aveva lasciato metri di neve anche in estate. Fine lì.
Situazioni nel frattempo “ignorate” da Promotur, che a Sella Nevea non ha mai pensato a potenziare l’impianto di innevamento artificiale con pompe di maggior potenza: adesso infatti se si “spara” a monte manca la pressione per fare altrettanto a valle. Basterebbe poco e tutte le piste (innevate ottimamente già a fine novembre) sarebbero oggi praticabili fino a valle. Chi vive e lavora a Sella Nevea assicura che con la nuova amministrazione Fuccaro a Chiusaforte qualcosa è cambiato. Ma un Comune montano da solo non può essere in grado di affrontare scelte importanti come la creazione di piste e impianti.
La cronaca ormai quotidiana delle previsioni meteo sta mettendo in mostra questo paradosso, dando ragione alla natura: il polo meno “nobile” nella galassia Promotur è quello che dà maggiori garanzie. Sarà così anche nel week-end che si apre oggi. E se al rifugio Gilberti si fa festa (non solo per gli 80 anni), nelle altre località già si incrociano le dita per un Natale che non promette bene.
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