Si studia il mistero delle piramidi di Rualis

Ricerche anche sull’origine dell’Ipogeo celtico, legato al culto della madre terra
CIVIDALE.
Tutto partì casualmente, da un’occhiata distratta fuori dalla finestra durante un pranzo in casa di amici. Un attimo di sconcerto, poi un secondo sguardo, più attento, e il delinearsi - poco a poco - di un’ipotesi a dir poco alternativa, dal sapore fanta-archeologico: le tre collinette che si stagliano a ridosso dell’abitato di Rualis, nel lembo di terra compreso fra viale Trieste e la provinciale che conduce a Prepotto, sarebbero antiche piramidi (lo proverebbe la simmetria dei fianchi delle alture) che lo scorrere dei secoli, anzi dei millenni, avrebbe ricoperto di verde e dunque mimetizzato agli occhi degli osservatori.


Di tutti tranne uno. Walter Maestra, da 27 anni rabdomante e radioestesista, è il padre di una teoria che sta diventando un caso mediatico. Una sorta di saga all’Indiana Jones. Dell’enigma si è già interessata la trasmissione “Mistero” (condotta su Italia 1 da Enrico Ruggeri, prima e Raz Degan ora), e di richieste di partecipazione ad altri eventi televisivi lo studioso ne sta raccogliendo parecchie, non solo, la suggestiva ipotesi sta facendo nascere anche una forma di turismo alternativo.


Ma c’è un secondo elemento, che Maestra giudica ancor più eclatante dell’intuizione sulle presunte piramidi. Un giorno, mentre si trovava su uno dei tre rilievi in questione per perfezionare la propria cognizione del luogo, il radioestesista fu sorpreso da un temporale: scese in fretta e furia e per occupare il tempo si infilò nell’ipogeo celtico, suggestiva e controversa testimonianza del passato remoto di Cividale, affacciata sul Natisone.


Lì la folgorazione: «Mi sono reso conto - spiega - che quella cavità, sulle cui origini gli archeologi tanto dibattono, era simile a un luogo che avevo visitato in Perù, sopra Machu Picchu: aveva tutti i crismi, cioè, di una grotta di iniziazione ai riti della madre terra. Gli approfondimenti per comprovare questa ipotesi sono appena agli inizi: se si rivelasse fondata, comunque, saremmo di fronte a una scoperta straordinaria. L’ipogeo risulterebbe l’unico tempio in Europa dedicato alla madre terra e al mondo di sotto: l’aspetto più particolare, infatti, è che si tratta di un luogo che convoglia energie, in cui le polarità positive e negative si annullano; ciò produce, in chi frequenta il posto, un senso di levità e di benessere».


In conclusione: l’ipogeo celtico (che a questo punto, ovviamente, celtico non sarebbe più) rappresenterebbe il punto d’arrivo di un percorso di iniziazione al culto della madre terra. Di potenziali datazioni ancora non si può parlare: «In Europa – dice comunque Maestra – tale culto esistette fra l’8000 e il 4000 a.C.».


Sulle piramidi, che sarebbero disposte come la cintura di Orione (analogamente alle piramidi di Giza), idem: «Abbiamo appena sollevato il coperchio della pentola – afferma il radioestesista –, innescando un meccanismo a scatole cinesi: di interrogativi a cui rispondere ce ne sono a dismisura».


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