Si tiene i soldi dei clienti, notaio radiato

UDINE. Lo scandalo del notaio udinese Fabio Conte, 50 anni, accusato di essersi intascato gli oltre 500 mila euro che circa 320 clienti gli avevano anticipato, tra il 2012 e il 2013, affinchè fossero versati all’Agenzia delle entrate a saldo delle imposte di registro, è esploso in tutta la sua gravità. Sul fronte giudiziario, ieri la Procura ha firmato e trasmesso al gup del tribunale di Udine la richiesta di rinvio a giudizio per le ipotesi di reato di peculato, falso ideologico ed evasione dell’Iva.
Sul piano disciplinare, intanto, il Consiglio notarile di Udine e Tolmezzo ha avviato un procedimento culminato, venerdì, nella radiazione di Conte dall’albo. L’una e l’altra procedura, tuttavia, non hanno evitato all’Erario di avviare le pratiche di accertamento che, per quanto assurdo, potrebbero concludersi con la pretesa che a pagare le somme non ancora incamerate siano gli stessi clienti di Conte.
Gli atti sui quali il notaio avrebbe fatto la “cresta” sono 161: i primi 34 nel corso del 2012, gli altri 127 nel 2013. Per l’esattezza, fino al 24 ottobre dell’anno scorso, quando è scattata la misura interdittiva della sospensione dall’Ordine che il giudice per le indagini preliminari di Udine aveva disposto nei suoi confronti. La durata di applicazione del provvedimento scadrà martedì prossimo.
E da quel momento, nonostante la recente decisione della Commissione regionale di disciplina di Venezia (competente anche per il territorio friulano) di infliggergli la sanzione della destituzione - di togliergli cioè, una volta per tutte, il titolo di notaio -, Conte potrà a tutti gli effetti ricominciare a lavorare. Perchè la sanzione diventi esecutiva, infatti, è necessario attendere il secondo grado di giudizio. Se anche l’Appello, al quale il professionista ha facoltà di rivolgersi, si esprimerà per la definitiva cessazione dal servizio, allora Conte dovrà restituire il sigillo e chiudere bottega.
Del caso si era cominciato a parlare lo scorso luglio, a seguito del sequestro che i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Udine avevano effettuato sui beni del notaio, per un ammontare complessivo di 332 mila euro, tra mobili di pregio, orologi, quadr, automobili e gioielli recuperati nelle sue proprietà di Udine, Villa Vicentina e Sedegliano.
Ora che l’inchiesta è chiusa, la somma che gli viene contestata - e per la quale risponde anche di falsa attestazione nel proprio repertorio - risulta ancora più alta di quanto inizialmente ipotizzato: 234.993 euro nel 2012, 268.056 euro nel 2013 di tributi incassati dai clienti e mai versati alle Entrate, oltre ai tributi di competenza dell’Agenzia del territorio pari a complessivi 10.815 euro.
La ricostruzione accusatoria gli attribuisce inoltre analoghe ipotesi di peculato relativamente a quattro atti registrati tra aprile e agosto 2012, per complessivi 20.393 euro, che Conte avrebbe dapprima incassato e solo in un secondo momento, versato all’amministrazione finanziaria con soldi propri, all’omesso versamento di 50.035 euro di un cliente all’Agenzia del territorio di Venezia nel gennaio 2013, e alla mancata restituzione a quello e a un altro cliente della differenza derivante dal denaro effettivamente liquidato alle Entrate e quello avanzato, per complessivi 7.491 euro. A chiudere il cerchio è l’accusa dell’omesso versamento entro i termini dell’acconto di 82.525 euro nella dichiarazione Iva per l’anno d’imposta 2011.
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