Sieni: ecco i miei angeli danzanti tiepoleschi

Il progetto del coreografo toscano questa sera e domani al debutto nell’ex chiesa di San Francesco a Udine

UDINE. Angelo che se ne va, il nuovo spettacolo di Virgilio Sieni, pensato e realizzato a Udine e al debutto stasera e domani nella chiesa di San Francesco, nasce dalla fascinazione per alcuni lavori del Tiepolo, in particolare per il ciclo di quegli Scherzi e Capricci «di cui mi ha sempre colpito – dice il coreografo toscano – l’indicibilità alchemica, metafisica, metaforica e simbolica dell’uomo. Maghi insieme ad astrologhi, efebi, angeli, pulcinella, altrettante questioni poste alla vita... gruppi improbabili di personaggi provenienti da mondi diversi, uniti da un destino di cui si possono solo intuire i confini».

Al centro dello spettacolo, dunque, l’angelo, figura mitica e simbolica, che nella coreografia di Sieni diventa il perno di «un intenso viaggio fatto di gesti tra giovani e anziani». Ecco la novità: mettere insieme nove giovani danzatrici non professioniste e otto signore in età matura.

«È un lavoro che vado facendo da diverso tempo con la mia Accademia del Gesto – racconta –, mettere in rapporto danzatori con persone che non praticano la danza e che la immaginano come chissà che cosa. È bastato, come nel caso delle signore udinesi, metterle in una dimensione diversa: di tattilità, di postura... è bastato accennare a dei passi, per capire che danza è anche saper dirigere lo sguardo, avere consapevolezza del peso corporeo, del come prendere la mano di un altro, o del come appoggiarla sulla spalla dell’altro. Questi sono i temi della danza, temi metafora dell’uomo, che significa per esempio disporsi democraticamente nei confronti dell’altro e anche superare le paure, le inibizioni».

Difficoltà incontrate? «Certamente quelle legate al dover ricordare i passi e i movimenti della coreografia che è come entrare in un arcipelago di gesti desueti e in questo caso il danzatore agisce come un supporto, un aiuto, un sostegno a chi danzatore non lo è. Mi piace molto l’idea che il danzatore si deve donare all’altro e reggerlo in maniera tenue, non in forma coreografica indotta e rigida. I veri angeli in questo caso sono i danzatori».

Dice Sieni sull’articolazione dello spettacolo tiepolesco: «C’è un prologo danzato da tutte le partecipanti e altri tre quadri, della durata di dieci minuti in cui queste lavorano a gruppi di sei di tre e di otto. Sono quadri in cui i personaggi camminano adiacenti, si appoggiano e sostengono l’un l’altro, con le mani a cercare in ogni istante il punto geografico nella mappa del corpo: ci si accompagna e ci si lascia guidare nello spazio indicibile della vita».

Solo donne in scena... «Perché – dice il coreografo – con l’elemento femminile riesco ad arrivare a un ricamo sottile, più profondo, quasi nella donna esistesse un gesto che a me è più affine come precisione, profondità e lievità... Dove va l’angelo del titolo? Nessuno ha fretta in queste passeggiate e tutti camminano verso una luce che non è detto cosa racchiuda, ma che io so essere la felicità. E poi... a Marsiglia, per Agorà Marseille, una tappa del mio percorso quadriennale Arte del gesto nel Mediterraneo, dove sto pensando di portare un quadro».

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