Sindaci e Regione uniti sulle case di riposo: «Evitiamo i trasferimenti in ospedale»

Condivisa la linea di portare i medici nelle strutture per curare i contagiati. Riccardi: le Rsa avranno competenze sanitarie

UDINE. Gli anziani contagiati dal coronavirus continueranno a essere curati nelle case di riposo dai medici inviati sul posto dalle Aziende sanitarie.

Fino a quando sarà possibile non saranno trasferiti negli ospedali. I sindaci di Mortegliano, San Giorgio di Nogaro, Paluzza, Pradamano e Zoppola condividono la scelta fatta dalla Regione e dalle Aziende sanitarie per la gestione dei focolai nelle Rsa dove non mancano i decessi. Roberto Zuliani, Roberto Mattiussi, Massimo Mentil, Enrico Mossenta e Francesca Papais, collegati in videoconferenza con l’assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi, e i rappresentanti delle Aziende sanitarie, ritengono che se è possibile farlo è preferibile mantenere gli anziani nel loro ambiente.

Controlli a tappeto: 82 persone fuori casa, scattano le sanzioni

Su questo punto sindaci e assesore si sono soffermati a lungo, tutti ritengono che l’emergenza ha spazzato via anche il modello di gestione delle case di riposo. In futuro, sostiene Riccardi, «bisognerà rivedere i requisiti, le case di riposo non possono restare quelle che sono, devono avere competenze di natura sanitaria».

Questa la sintesi di un’altra giornata complicata nella quale non sono mancate le evidenze dei sindaci sulla necessità di dotare le residenze per anziani (Rsa) di ulteriori Dispositivi di protezione individuale e di maggiore personale anche perché numerosi operatori risultano positivi. Temi noti ai quali Riccardi, d’intesa con le Aziende sanitarie, sta cercando di rispondere.

Nelle case di riposo sono al lavoro medici di provata esperienza come il primario della medicina di Tolmezzo, Paolo Agostinis, l’ex direttore del Pronto soccorso di Udine, Rodolfo Sbrojavacca, e l’ex primario di Pordenone, Piero Casarin.

La Regione ridisegna SviluppoImpresa per renderla adatta alla crisi
L'assessore Sergio Bini

A differenza di alcune realtà triestine, in tutte le Rsa colpite dal coronavirus sono stati organizzati i doppi percorsi per mettere in sicurezza gli ospiti e gli operatori sanitari. «Siamo riusciti a intervenire e a condividere le scelte» afferma l’assessore secondo il quale «le risposte che stiamo dando alle criticità offrono agli anziani, già provati psicologicamente dal blocco delle visite dei parenti, le migliori cure all’interno delle strutture, in modo da non costringerli a uno spostamento in un reparto ospedaliero, con i rischi sanitari che questo passaggio comporta.

Fin dallo scorso mese – aggiunge – abbiamo adottato la linea di far entrare i professionisti e il personale delle Aziende sanitarie nelle case di riposo per prendersi in carico gli anziani positivi al coronavirus». Purtroppo i decessi non si sarebbero evitati neppure in ospedale anche perché – aggiunge l’assessore – «sono state colpite persone fragili, con un’età media di 84 anni e con pluripatologie» alle quali si è aggiunto il coronavirus. Soffermandosi sulla situazione di Paluzza.

Controlli a tappeto: 82 persone fuori casa, scattano le sanzioni

Per quel che riguarda il personale, riferendosi alla situazione della casa di riposo di Paluzza, una di quelle che ora presenta le maggiori difficoltà, Riccardi riconosce lo sforzo chiesto agli operatori sanitari che, per garantire le migliori condizioni di sicurezza, al termine del turno di lavoro non possono tornare dalle loro famiglie, vengono ospitati, infatti, in un albergo della zona individuato grazie alla collaborazione del sindaco.

«Mi ritengo fortunato di poter contare sulla preparazione e sull’umanità del dottor Paolo Agostinis» sottolinea lo stesso sindaco di Paluzza rendendosi conto che «è davvero impossibile pensare di spostare 67 anziani contagiati in un reparto ospedaliero».

Come Mentil pure il primo cittadino di Pradamano concorda sul fatto che la Regione e le stesse case di riposo si trovano a gestire un’emergenza inimmaginabile. Ecco perché anche Mossenta invita a far tesoro di questa esperienza per rivedere le gestioni future sollecitando i tamponi pe tutti gli operatori sanitari. I sindaci, insomma, come l’assessore pensano alle case di riposo come luoghi dove possono essere affrontati anche casi sanitari complessi.

«Abbiamo condiviso la necessità di una programmazione a lungo termine, di potenziare il personale, solo a Zoppola ci troviamo con otto operatori positivi al coronavirus, e maggiori dotazioni di Dispositivi di protezione individuale» sottolinea anche la prima cittadina di Zoppola prima di aggiungere: «Sapere che non siamo soli e che le problematiche si possono condividere in rete lavorando per superarle è un punto di partenza importate». I sindaci hanno fiducia nei medici che stanno seguendo gli anziani in loco.

«È evidente – continua Papais – che se in qualche caso la situazione si aggrava i trasferimenti in ospedale non verranno meno. Il dottor Casarin è una persona di grande esperienze, ci dà serenità». L’assessore riconosce la determinazione dei sindaci grazie alla quale «sono riusciti a spiegare ai cittadini come le problematiche presenti nelle case di riposo siano sotto controllo e affrontate al meglio, con l’obiettivo di preservare la sicurezza e la salute degli anziani, degli operatori e della popolazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Argomenti:coronavirus

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto