Siro Roncadin trovato morto nell’ex pastificio

Si è tolto la vita dopo alcune telefonate di lavoro. Lasciate delle lettere, al vaglio della Polizia
Il perché lo sa solo chi gli è stato accanto sempre, in ogni momento. Lo sanno i familiari, ai quali ha lasciato delle lettere, le ultime disposizioni prima di chiudere la porta della sua vita. Siro Roncadin, imprenditore di Fiume Veneto, esponente di una delle famiglie di industriali più conosciute della provincia, è stato trovato morto ieri mattina intorno a mezzogiorno. In un luogo non casuale per lui: l’ex pastificio Tomadini, la fabbrica che aveva rilevato e che ora è prossima alla demolizione. A trovarlo è stato «un amico», come si è definito all’uscita dell’area, dopo aver chiuso il cancello dell’azienda. «Per favore non scrivete niente – dice con le mani tremanti – non me la sento di dire niente, mi dispiace». L’uomo, che va via dopo la polizia e dopo Edoardo, fratello maggiore di Siro, era un collaboratore fidato. E’ la persona che in questo periodo si sta occupando dello sgombero della storica fabbrica pordenonese prima della demolizione. Un amico, la persona che forse Siro Roncadin ha inconsciamente scelto per un compito tanto doloroso. E’ stato lui a trovarlo privo di vita, impiccato, intorno a mezzogiorno, nell’area posteriore dello stabilimento. E’ entrato con l’auto attraverso il portone che non c’è più, lontano da occhi indiscreti. Si è fermato tra il capannone e l’ufficio, qualcuno dice sia stato il suo, ma poco importa. Dopo il ritrovamento la telefonata al 112 che ha chiamato la questura per competenza territoriale. Dapprima è arrivata la squadra volante, poi il fratello. La polizia ha trovato anche delle lettere il cui contenuto resta riservato. Si sa solo che sono indirizzate ai famigliari più stretti. Ieri mattina Roncadin aveva fatto alcune telefonate di lavoro, sembrava tutto normale, ma evidentemente non era così. Che non stesse bene da tempo famigliari e amici lo sapevano, in molti gli erano stati vicini e avevano cercato di aiutarlo. I fratelli, da sempre molto uniti, i figli, gli amici. Ma contro quella volontà non c’è amore che tenga. Chi lo chiama male di vivere, chi la profondità della solitudine, quella che ingoia anche un uomo con un cognome importante, tanto da non consentirgli di stare fuori dalle cronache dei giornali, e con una vita apparentemente dorata. Il luogo dove si è rifugiato, Siro Roncadin lo conosceva bene, aveva ancora le chiavi per entrare. Era stato lui, infatti, a rilevare lo storico pastificio Tomadini dai vecchi proprietari. La fabbrica che poi aveva chiuso nel 2005. L’area, passata di mano all’interno della sua famiglia, era poi stata ceduta in parte al comune, nell’ambito di un piano di riqualificazione che prevede la costruzione della nuova caserma dei carabinieri e alcune lottizzazioni immobiliari. Un posto attualmente deserto, interno rispetto alla statale 13, una fabbrica che guarda direttamente sul laghetto. Il suo addio l’ha voluto dare là, in un posto famigliare e che secondo chi lo conosce bene era stato causa di molti tormenti. Dopo quell’avventura imprenditoriale non andata come lui stesso sperava, Roncadin si era dedicato ai panifici Tomadini, un’attività che – dopo una fase di ridimensionamento – conta all’incirca 15 dipendenti e una rete di negozi molto conosciuti in città. Lo smarrimento per quanto accaduto ha colto anche i dipendenti che ieri hanno chiuso i negozi sotto choc. L’attività potrebbe rimanere chiusa alcuni giorni.

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