Slavina a Sella Nevea, gli amici: «Trovato Michele abbiamo provato a rianimarlo»

Il racconto dei superstiti con il terrore negli occhi. Il presidente del Cai: "È stata una fatalità"
Sella Nevea 04 Febbraio 2017 slavina copyright Petrussi/Bressanutti
Sella Nevea 04 Febbraio 2017 slavina copyright Petrussi/Bressanutti

CHIUSAFORTE. Ha il terrore stampato sul volto e gli occhi pieni di lacrime. Bruno Solari, uno degli sciatori scampato alla valanga, è stato il primo a soccorrere il compagno, Michele Fedele, 41 anni, di Ovaro, tutt’ora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Udine.

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Solari è sotto choc e parla a fatica: «Abbiamo praticato le azioni di autosoccorso - afferma - con il rilevatore Artva abbiamo individuato ed estratto Michele e provato a rianimarlo». Davanti alla caserma della Guardia di finanza di Sella Nevea, gli occhi di Solari raccontano la tragedia.

Gli sciatori tutti espertissimi di montagna, non riescono a capacitarsi. Prima di partire avevano consultato il bollettino neve e il livello di allerta era 2. Il traverso tra lo sperone Medon e sella Prevala, siamo nel gruppo del Canin, l’avevano percorso diverse volte, conoscevano ogni passaggio.

Ma come dirà qualche ora dopo Maurizio Mainardis, un altro componente del gruppo degli sciatori, «non si conosce mai abbastanza. C’è stato - ha aggiunto - un distacco spontaneo, c’era tanta neve». Era difficile prevedere quel distacco anche perché «a valle non c’era neve. Avevamo - racconta Mainardis - i sassi sotto gli sci. Poi abbiamo trovato un accumulo di neve portato dal vento». E come sottolinea il presidente del Cai di Tolmezzo, Alessandro Benzoni, «gli sciatori si erano fermati per valutare le condizioni meteo».

L’improvviso innalzamento della temperatura non era passato inosservato. «È stata una fatalità - continua Benzoni - sono tutti sciatori esperti, amanti della montagna, che hanno frequentato corsi per farlo in sicurezza. Sono stati loro a tirar fuori Fedele e Chiavedale».

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Il presidente del Cai di Tolmezzo si stringe attorno agli amici con i quali condivide la passione per la montagna. «Sono persone preparate da cui ho imparato molto», ripete prima di ribadire che il bollettino neve, in quella zona, dava allerta 2 tendente al 3 nel pomeriggio.

Anche il sindaco di Chiusaforte, Fabrizio Fuccaro, è dispiaciuto per l’accaduto. «Apprezzo il lavoro dei soccorritori e degli uomini di Promoturismo», aggiunge invitando a riflettere sull’andare in montagna in sicurezza. Fuccaro ci tiene a chiarire che la zona coinvolta dalla valanga è fuori dal demanio sciabile dove resta in azione il sistema di monitoraggio delle valanghe che consente di sciare in sicurezza.

Allo stesso modo, il primo cittadino apprezza la capacità del pilota dell’elicottero della Protezione civile di cogliere l’unico momento in cui il cielo si è aperto per mettersi in volo. Dello stesso avviso l’assessore alla Protezione civile, Paolo Panontin: «La valanga che ha travolto gli scialpinisti a distanza dagli impianti, ha visto l’efficace intervento dei soccorritori e la prontissima mobilitazione della Protezione civile regionale».

L’assessore ha anche riferito che pure la presidente della Regione Debora Serracchiani, «ha costantemente seguito gli sviluppi dell'incidente». E ancora: «A fronte di un pericolo valanghe segnalato dal bollettino della Protezione civile e dal Corpo forestale regionale, la fatalità ha voluto che venisse investita un’area sulla quale accade che si avventurino gli scialpinisti».

Questo episodio, sempre secondo l’assessore, «è un monito sulla prudenza a fronte di pericoli allertati». Panontin, infatti, non manca di ringraziare tutti i soccorritori e di esprimere vicinanza ai feriti, in particolare a Fedele. «Proprio questo evento - rileva l’assessore -, dimostra quanto sia preziosa la disponibilità dell’elicottero della Protezione civile, vera risorsa del sistema di reazione alle calamità».

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