Slogan che esaltano lo stupro, parlano i protagonisti: «Abbiamo sbagliato, chiediamo scusa»

Niente cognomi o nomi per la prenotazione, ma una definizione da far rabbrividire, “Centro stupri”, scritta a chiare lettere sulla targhetta del locale e postata poi social. E oggi ammettono: «Abbiamo fatto una stupidaggine, non ci sono giustificazioni».

UDINE. Può essere la sola idea dello stupro materia di una goliardata? Secondo un gruppo di giovani friulani, tutti maggiorenni, residenti tra Udine e la zona collinare, sì.

Lo scorso sabato sera, 20 giugno,i ragazzi si sono recati al Kursaal di Lignano dove li attendeva un tavolo riservato.

Niente cognomi o nomi per la prenotazione, ma una definizione da far rabbrividire, “Centro stupri”, scritta a chiare lettere sulla targhetta del locale e postata poi sui in un video su Instagram che fatto il giro del web scatenando l’indignazione di molti. Non solo coetanei.

Loro, gli autori del gesto, tanto grave quanto gratuito, oggi si scusano: «Abbiamo fatto una caz…a - dicono -. Non ci sono giustificazioni, ma chiediamo scusa a tutti quelli che si sono sentiti offesi».

TAVOLO RISERVATO

Doveva essere una serata speciale quella di sabato scorso per i sette amici, tutti friulani, maggiorenni da qualche anno. Una serata organizzata per celebrare la riapertura della nota discoteca di Lignano Pineta, ma soprattutto per festeggiare il compleanno di uno di loro.

E’ così che il gruppo decide di farsi riservare un tavolo a nome «Centro stupri». Secondo quel che raccontano loro, chi accoglie la prenotazione all’altro capo del telefono non fa alcuna rimostranza: «Abbiamo chiesto se era possibile e ci è stato detto di sì».

Così arriva sabato sera, i ragazzi fanno il loro ingresso in discoteca, scherzano, chiacchierano, ballano. Tutto fila come una serata delle tante, finché non decidono di riprendersi con il telefonino esibendo il cartellino del tavolo e di postare il video su Instagram nella sezione delle storie dove resta per 24 ore.

A quel punto, al locale si accorgono di quanto sta accadendo. Spiega il proprietario del Kursaal, Riccardo Badolato: «I miei si sono resi conto dell’accaduto e hanno subito provveduto a rimuovere la targhetta. Per un locale come il nostro, cose del genere sono inaccettabili».

Quando i ragazzi rientrano a casa è ormai tardi e nessuno probabilmente pensa più al video. Si buttano a letto, ma mentre loro dormono, il social lavora, le visualizzazioni del video crescono come pure quelle delle foto scattate nei giorni precedenti. Sì, perché l’episodio in discoteca non è il primo.

IL PRECEDENTE

“Centro stupri” compare infatti già su alcune magliette, fatte stampare dagli stessi ragazzi, che giorni prima le indossano orgogliosi fuori da un locale della zona collinare, posando per l’immancabile foto a uso social. In una di queste li si vede abbracciati di schiena mentre mostrano alla “camera” il nome o soprannome stampato sul retro della t-shirt, con il solo festeggiato che invece esibisce il fronte, decorato dal “solito” slogan.

In un’altra, uno di loro posa con la frusta e la palla del bondage in bocca, un’altra mostra il ragazzo che compie gli anni con le braccia spalancate mentre mostra con orgoglio la sua maglietta. Scorrendo le storie su Instagram e la timeline di Twitter alcune coetanee vedono video e foto.

«Siamo rimaste senza parole», racconta una di loro. L’amarezza le spinge a protestare ed è a quel punto che il gruppo, non pago della prima scivolata, ne fa un’altra.

BUFERA SOCIAL

Rispondendo alle critiche ricevute, i ragazzi “vomitano” sul social messaggi sessisti, poi a sfondo razziale, arrivando a invocare la riapertura dei lagher. «Certe signorine dovrebbero prendere soli i c…i in bocca e star zitte».

«La parte divertente è proprio lo stupro, vuoi metter quanto è divertente?, ah e la parola Negro è molto raffinata e ricorda i bei periodi». Parole che suscitano ancor più l’indignazione delle giovani ragazze le quali decidono di rompere gli indugi e condannare pubblicamente quelle parole e quei gesti inviando le foto al Messaggero Veneto.

«Ci siamo rimaste malissimo - raccontano ancora - perché sono persone che conosciamo, salutiamo, con cui ci è capitato di bere l’aperitivo. Sapere che nel 2020 c’è in giro tutta questa superficialità ci ha lasciato l’amaro in bocca».

LE SCUSE

A distanza di qualche giorno se ne sono resi conto anche i protagonisti di questa brutta pagina di cronaca. Ragazzi fortunati, ai quali non manca nulla, che ieri non hanno saputo dire perché l'hanno fatto. Nessuna ragione plausibile.

Né per se stessi, né per i genitori e tantomeno per tutti quelli che hanno visto i loro post. «E’ stata una stupidaggine totale - ammette uno di loro -. Fatta così, senza pensare al peso delle parole. Ci sembrava una cosa ironica, ma ci rendiamo conto che non c’era nulla da ridere.

Ci dissociamo totalmente da quello che abbiamo scritto e ci scusiamo con tutti quelli che si sono sentiti offesi dalle nostre parole».

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