Società in Lussemburgo, il pm conferma: evasione milionaria per tre imprenditori friulani

UDINE. Società esterovestite in Lussemburgo ed evasione fiscale a sei zeri: queste erano le accuse ipotizzate nella primavera scorsa dalla Procura di Udine nell’ambito dell’inchiesta avviata a carico di nove vip dell’economia friulana e questo resta l’impianto accusatorio per tre di quegli imprenditori e per i due consulenti ai quali si rivolsero. Verso l’archiviazione, invece, la posizione degli altri quattro indagati. In ballo, imposte non versate per quasi 9 milioni di euro in un arco temporale compreso tra il 2007 e il 2010 e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di denaro, titoli e beni tra Udine, Lignano e Cortina.
Gli indagati. Nei giorni scorsi, la Guardia di finanza di Udine ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del pm Marco Panzeri agli imprenditori Antonio Maria Bardelli, presidente del gruppo che possiede, tra l’altro, il “Città Fiera” di Martignacco, Luigi Cimolai, “re dell’acciaio” di Pordenone, e Lino Midolini, noto nel settore delle discariche, oltre che per l’acetaia di Manzano e per il Parco fotovoltaico di Premariacco. Stesso provvedimento anche per il commercialista udinese Gianattilio Usoni, considerato l’ideatore e il fautore della costituzione delle varie società esterovestite, tutte con sede formale in Lussemburgo ed effettiva negli uffici udinesi della “Uniqa servizi amministrativi srl”. Insieme a Usoni, per la vicenda di Bardelli, è chiamato a rispondere anche il suo collaboratore di studio Massimo Collino, di Remanzacco.
Le somme e i sequestri. L’ammontare dell’evasione che gli imprenditori - in tesi accusatoria - avrebbero realizzato basando fittiziamente la residenza delle rispettive holding societarie in “paradisi fiscali” e mantenendo però la gestione di fatto dell’attività in Italia, sfiora i 9 milioni di euro. La quota più sostanziosa è quella contestata a Cimolai: 5 milioni 574.202,77 euro, relativamente agli anni d’imposta 2007, 2009 e 2010. Seguono Bardelli, con 1 milione 953 mila euro per il periodo compreso tra il 2008 e il 1010, e Midolini, con 1 milione 75.475 euro per la dichiarazione del 2010. In tutti i casi, le somme e una parte dei relativi sequestri si intendono estesi anche a Usoni (nel caso del concorso di reato con Midolini, il gip Paolo Alessio Vernì aveva rigettato la richiesta di sequestro, non essendo emerso a suo carico alcun indizio di partecipazione). Per il commercialista Collino, la richiesta di sequestro preventivo era stata respinta.
Le archiviazioni. Pronti a uscire di scena, invece, gli imprenditori Carletto Tonutti e sua moglie Emanuela Zanin, titolari dell’omonima società di macchine agricole di Remanzacco, e Riccardo Del Sabato e Gabriele Ritossa, al vertice del gruppo di residenze per anziani “Zaffiro”. Per loro, il pm ha infatti già inoltrato al giudice richiesta di archiviazione, rilevando - così come argomentato nella memoria difensiva dal loro legale, avvocato Maurizio Miculan - l’irrilevanza penale dei fatti che erano stati contestati a loro e, in concorso, al commercialista Usoni, a sua volta sollevato quindi dalle accuse.
I difensori. Diverse, a questo punto, le strategie difensive scelte dai legali. L’avvocato Ezio Franz, che assiste Midolini e Collino, ha depositato memorie sulla base delle quali il pm ha già disposto nuovi accertamenti, volti a verificare l’esistenza di elementi validi per procedere a eventuali ulteriori richieste di archiviazione. Bocce ferme, invece, per il difensore di Cimolai, avvocato Bruno Malattia, che in fase d’indagine aveva intanto chiesto e ottenuto il dissequestro di denaro e azioni, mantenendo il vincolo soltanto sulla serie di appartamenti di sua proprietà a Cortina. Dimostrata l’insussistenza di ipotesi penalmente rilevanti a carico dei suoi quattro imprenditori, l’avvocato Miculan continuerà ora a dar battaglia per vedere riconosciuta anche a Usoni - più volte interrogato, su sua stessa richiesta, nei mei scorsi - l’infondatezza delle contestazioni.
Il fiscalista. Nei singoli capi d’imputazione formulati dal pm, si distinguono due ipotesi di reato: omessa dichiarazione per Bardelli (indicato quale amministratore della esterovestita “Financiere Concorde Sa”, con sede formale in Lussemburgo e ed effettiva a Udine) e Cimolai (amministratore della esterovestita Ditd Holding sa, a sua volta fintamente localizzata in Lussemburgo e di fatto gestita a Udine) e dichiarazione infedele per Midolini (finito invece nei guai come beneficiario del “Midolini trust” con sede formale a Londra ed effettiva a Udine). Per dimostrare «l’assoluta infondatezza dell’accusa», nei mesi scorsi Bardelli, che è difeso dall’avvocato Giovanni Paolo Businello, ha commissionato un’ulteriore consulenza a un fiscalista esterno. «La risposta è inequivocabile - ha affermato l’imprenditore -: i bilanci del 2009 e del 2010 non hanno prodotto imponibili. L’accertamento della Guardia di finanza e l’inchiesta penale che ne è seguita, quindi, sono destituite di qualsiasi fondamento». Quanto all’accusa di esterovestizione, Bardelli ha ribadito come la sua società lussemburghese abbia operato sempre e soltanto all’estero.
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