Società in Lussemburgo Usoni assolto per la nona volta

Il commercialista udinese ha chiuso anche l’ultimo processo per esterovestizione L’avvocato Miculan: «L’amministratore non era lui, ma l’imprenditore Cimolai»
Udine 9 novembre 2016 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Massimo TURCO
Udine 9 novembre 2016 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Massimo TURCO



Non solo non istigò il proprio cliente a evadere le tasse, ma poi, una volta perfezionata la costituzione della società in Lussemburgo, si limitò a svolgere le funzioni di commercialista, lasciando che ad assumere ogni decisione gestionale fosse lo stesso imprenditore. Ossia il “re dell’acciaio” pordenonese, Luigi Cimolai. Questo aveva sostenuto la difesa, nel processo a carico di Gianattilio Usoni, il professionista udinese di 51 anni rimasto coinvolto in questo e altri otto procedimenti giudiziari relativi ad altrettante ipotesi di esterovestizione, e questa potrebbe essere anche la ragione che ne ha determinato l’assoluzione.

La sentenza è stata emessa ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Angelica Di Silvestre. «Per non aver commesso il fatto», la formula adoperata per scagionare il commercialista dall’accusa di concorso in omessa presentazione della dichiarazione fiscale della “Ditd Holding Sa” - società del Gruppo Cimolai, appunto -, per cui il pm Marco Panzeri, titolare del fascicolo, aveva chiesto invece la condanna a un anno e due mesi di reclusione. Nel processo parallelo affrontato da Cimolai, l’epilogo era stato sostanzialmente diverso: definita la propria posizione con l’Agenzia delle entrate con il versamento di 3,6 milioni di euro, l’imprenditore aveva scelto la via del patteggiamento. L’applicazione della pena - sei mesi di reclusione, convertiti in 45 mila euro di multa - era stata disposta da altro giudice monocratico di Udine, il 19 febbraio 2015.

Con il verdetto di ieri, Usoni ha conseguito una sorta di en-plein assolutorio, a fronte di un’inchiesta - quella a diversi big dell’economia friulana - scattata nel 2013 sul presupposto della collocazione fittizia all’estero della residenza fiscale delle rispettive società. Assistito dall’avvocato Maurizio Miculan, il commercialista udinese, che la Guardia di finanza aveva indicato quale ideatore di tutte le operazioni, è riuscito a dimostrare l’estraneità da qualsiasi ipotesi d’illecito. Nel caso della Ditd Holding sa, dove Usoni era stato chiamato a rispondere anche in qualità di amministratore di fatto, era stata contestata l’evasione dell’Ires per le annualità 2007 (nel frattempo prescritta), 2009 e 2010, per un ammontare calcolato in 5.574.202,77 euro.

«La costituzione della Ditd in Lussemburgo nel luglio del 2005 – aveva ricordato in aula l’avvocato Miculan – non poteva avere alcun fine di evasione fiscale, visto che, all’epoca, in quel Paese e nel nostro esisteva un identico regime impositivo per i redditi da partecipazione societaria». Il trattamento fiscale privilegiato scattò soltanto quattro mesi dopo, con il mutamento delle norme in Italia. Quanto basta, secondo il difensore, per ritenere escluso alla radice qualsiasi dubbio rispetto a «un movente di natura fiscale» nella collocazione della holding in Lussemburgo e, quindi, nella scalata del Gruppo in Permasteelisa. Detto dell’impossibilità di configurare il «dolo di evasione», l’avvocato Miculan aveva insistito quindi sull’errata attribuzione al proprio assistito del ruolo di “amministratore di fatto” della lussemburghese. «Era stato lo stesso Cimolai – aveva osservato il legale – a rivendicare l’esclusiva delle scelte gestionali». E a certificare così il mancato concorso di Usoni nella commissione del reato. —



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