Soldi della carità alle ditte, niente risarcimento all’Oda
UDINE. Il processo Oda dovrà andare avanti senza l’Oda. Colpo di scena ieri al tribunale di Udine dinanzi al giudice monocratico Mariarosa Persico dove era stata fissata l’udienza filtro per il processo a carico di don Luigi Fabbro e del commercialista Franco Pirelli Marti per la presunta appropriazione indebita dei 708 mila 106 euro destinati dall’Opera diocesana di assistenza a opere caritatevoli e all’assistenza dei bisognosi. In apertura del dibattimento il giudice ha dichiarato inammissibile la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’avvocato Maurizio Conti per conto del liquidatore dell’Opera diocesana di assistenza il commercialista Franco Asquini.
Era stato l’avvocato Maurizio Miculan legale difensore del prete, nel corso dell’udienza precedente a sollevare un’eccezione preliminare che chiamava in causa una irregolarità nella procedura appellandosi al diritto canonico. Il codice canonico prevede che per costituirsi in giudizio un ente come l’Oda necessita di espressa autorizzazione scritta dell’arcivescovo Bruno Andrea Mazzocato, autorizzazione che non è mai stata prodotta.
«Con una decisione che non ha precedenti nel nostro Paese il giudice ha stabilito che la mancata osservanza delle norme relative agli enti ecclesiastici rileva anche nel procedimento penale e ha respinto la richiesta» commenta soddisfatto l’avvocato Miculan.
Pertanto il processo prenderà il via con l’udienza del 9 gennaio, ma senza le parti civili.
Il giudice ha infatti respinto anche la richiesta di costituzione di parte civile presentata dall’avvocato Carlo Strada per conto di Giorgio Brianti erede e parente di terzo grado del defunto monsignor Carlo Brianti.
Il procedimento ruota intorno all’ipotesi che don Fabbro, in qualità di presidente del Comitato di garanzia dell’Oda a partire dal 1988, nel 2001 abbia utilizzato 516.456 euro che monsignor Brianti aveva lasciato in eredità alla Chiesa per erogare un prestito fruttifero a Fingefa presieduta da Pirelli Marti, a sua volta componente del comitato di garanzia dell’Oda. Salvo poi, nel 2009 rinunciare alla restituzione per trasformare così questo prestito in un “regalo” a una società di capitali con scopo di lucro che si trovava in una situazione di difficoltà finanziaria, stando all’ipotesi dell’accusa. Il resto del denaro sarebbe invece confluito nelle casse della Tuglia sci, una società satellite di Fingefa.
A gennaio cominceranno così le audizioni dei testi, ben 42 quelli inseriti nell’elenco delle audizioni tra accusa e difesa. Fra loro lo stesso arcivescovo Bruno Andrea Mazzocato che è stato citato da Pirelli Marti.
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