Sorpresi due bracconieri a Romans Denunciati e multati per il Covid-19

Entrambi recidivi, cacciavano di frodo nell’area del torrente Judrio con fucile, munizioni e lampade 

Francesco Fain / ROMANS

Era da parecchio tempo che non si sentiva più parlare di bracconaggio. Almeno da queste parti. Ma le limitazioni imposte dal Covid-19 devono aver fatto prendere coraggio ai cacciatori di frodo, attirati dal fatto che gli animali selvatici, complici l’assenza di traffico e gli scarsi spostamenti della “componente umana”, stanno riprendendo possesso dei loro spazi.

Ma due romanesi, peraltro recidivi, non avevano fatto i conti con il Corpo forestale. Che li ha “beccati”. Gli illeciti contestati dal Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale (Noava) del Corpo forestale regionale sono: esercizio della caccia in periodo di chiusura generale, porto abusivo di armi, esercizio della caccia con mezzi non consentiti (uso del silenziatore e fonti luminose), detenzione di arma clandestina, omessa denuncia di munizioni, omessa denuncia di materiali esplodenti. Un quadro accusatorio che parla da solo. E che dimostra come i due fossero dei piccoli professionisti della caccia di frodo.

Nella notte tra il 29 e il 30 aprile, durante un servizio notturno volto al contrasto del bracconaggio, in un un’area golenale del torrente Judrio a Romans d’Isonzo, zona ricca di animali selvatici, gli uomini del Noava, dopo molte ore di appostamento, hanno individuato due soggetti che, a bordo di un furgone, percorrevano le aree golenali illuminando con un potente faro le aree circostanti. Evidente il loro intento di individuare fauna selvatica da abbattere con le armi a disposizione. Dagli accertamenti svolti dopo aver bloccato i due cacciatori di frodo, i forestali hanno accertato che gli stessi esercitavano l’attività venatoria privi della licenza di caccia e con l’uso di mezzi di caccia vietati e illegalmente detenuti.

Ma le violazioni per l’attività di bracconaggio non sono state le sole contestate. Infatti i due soggetti avevano lasciato il loro domicilio in violazione ai provvedimenti anti-Covid: pertanto sono state contestate anche le relative sanzioni amministrative.

Determinante in quest’operazione è stato il prezioso contributo dei volontari della vigilanza Federcaccia che, già in precedenti occasioni, avevano supportato operativamente il personale del Nucleo operativo della Forestale anche fornendo precise informazioni su attività illecite in corso. L’attività di accertamento che ha portato alla scoperta dell’attività di bracconaggio, rientra tra i compiti principali del Noava (le altre materie su cui principalmente svolge attività d’accertamento sono il settore agroalimentare, il traffico ed il maltrattamento di animali, la gestione dei rifiuti e gli scarichi idrici). Attività che, insieme all’impegno del personale presente e operativo nelle stazioni forestali presenti su tutto il territorio regionale che operano e svolgono attività su molti altri temi, rappresentano un importante presidio di tutela per il nostro patrimonio naturale.

«Molto spesso il successo delle operazioni antibracconaggio - spiega la Forestale - è frutto della collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna selvatica e più in generale alla salvaguardia dell’ambiente, che non esitano a segnalare al personale forestale la presenza di reti per uccellagione o il rumore di spari sospetti. A tal proposito, il Cfr invita chiunque s’imbattesse in reti, tagliole o altri artifizi atti alla cattura di fauna selvatica, ad allontanarsi immediatamente senza lasciare segni di presenza e contattare con tempestività il Noava (tel. 0432-660092, mail noava.cfr@regione.fvg.it) o la stazione forestale competente per territorio, fornendo gli elementi utili per l’individuazione del sito».

«Tutte le segnalazioni puntuali e documentate che pervengono agli uffici del Cfr, sono infatti verificate nella loro attendibilità per poter fronteggiare immediatamente gli eventuali comportamenti illeciti». —

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