Sos dei residenti: «Non demolite la chiesa del Renati»

di Giacomina Pellizzari
«Salvate la chiesetta dell’istituto Renati». Dopo aver assistito all’abbattimento delle casette settecentesche di via Caneva, alcuni residenti nella zona di via Trento lanciano un appello per salvaguardare la cappella situata appena all’interno del muro di cinta. Lo fanno perché vogliono sapere per tempo se il piano particolareggiato prevede la demolizione o il restauro dell’edificio sacro.
La cappella in mattoni rossi dedicata alla Madonna, al suo interno conserva solo un piccolo altare in cemento, un inginocchiatoio e qualche arredo sacro: «Potrebbe risalire agli inizi del Novecento» ipotizzano i residenti ricordando che negli annali del Renati viene menzionata solo la chiesetta che separa le sezioni maschile e femminile dedicata a Maria Madre di Misericordia, inaugurata nel 1768. Chi abita nelle vicinanze teme, infatti, che la chiesetta possa fare la stessa fine delle casette di via Caneva abbattute, nelle scorse settimane, per far spazio a un condominio High-tech. Un intervento, questo, bocciato anche dall’associazione Italia nostra che avrebbe voluto conservare la morfologia urbana del quartiere.
Dello stesso avviso gli ex consiglieri comunali Andrea Castiglione (Psi), Carletto Rizzi e Andrea Marussigh (Pd) che dopo aver votato (tranne Marussigh), nella passata legislatura, il piano particolareggiato della fondazione Renati, oggi ricordano che quel piano prevedeva sì un condominio al posto delle casette, ma con un unico piano riservato a residenze private. Un progetto, fa sapere il presidente della Fondazione Renati Fabio Illusi, «che, finanziariamente, il Renati da solo non avrebbe potuto sostenere». Da qui la decisione di far stimare gli immobili dall’Agenzia del territorio e di vendere, previa valutazione delle offerte, il comparto alla Rizzani De Eccher. «I proventi - continua Illusi - sono stati destinati dal Cda alla realizzazione dell’edificio per le Suore rosarie, del teatrino e degli spazi per attività ludico-sportive e culturali e di doposcuola». E ancora: «Il Renati non avrebbe avuto le risorse economiche per ristrutturare le casette che sarebbero rimaste lì, degradando a poco a poco». Pure il capogruppo del Pd, Agostino Maio, riconosce «al Cda del Renati e al suo presidente che negli ultimi 10 anni c’è stato un forte e intelligente investimento per ristrutturare i propri spazi e renderli fruibili a vantaggio soprattutto del polo economico dell’ateneo friulano e degli studenti della scuola superiore dell’università di Udine». Maio invita, inoltre, a «non sottovalutare il fatto che in quell’area l’università intende trasferire anche il polo giuridico prevedendo una presenza di 3.500 studenti che necessitano di servizi adeguati».
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