Spaccio di droga, 8 arresti e 13 indagati

Secondo i militari dell’Arma il gruppo era in grado di smerciare 1,5 chili al mese, per un giro d’affari di 200 mila euro

Ilaria Purassanta

Tredici misure cautelari, fra le quali otto arresti, per spaccio di droga continuato in concorso sono state eseguite nelle province di Pordenone e Venezia da 50 carabinieri, muniti dei dispositivi di protezione individuale anticontagio. L’indagine porta la firma del pm Federico Facchin.

Clienti benestanti

La cocaina era destinata a gente di un ceto sociale medio-alto, con disponibilità economica. Nessuno, fra i 25 clienti segnalati come consumatori alla Prefettura, ha acquistato i cosiddetti “mezzini”, cioè mezzo grammo di coca. Le richieste partivano dal grammo in su, a botte di circa 80 euro a dose. I carabinieri hanno rinvenuto però oltre a mezzo chilo di cocaina anche francobolli di lsd, sostanze allucinogene, pasticche di ecstasy.

Gli indagati e la difesa

Alexsander Zhava, 31 anni, di Fontanafredda, e l’ex fidanzata Lisa Zille, 26 anni, di Porcia sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’avvocato Guido Galletti ha puntualizzato che le contestazioni nei confronti dei due giovani ora in cella sono antecedenti al loro arresto, avvenuto il 1° novembre 2018, dopo il quale non emerge un solo elemento tale da giustificare l’attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato. La difesa valuta pertanto di richiedere allo stesso gip una modifica della misura.

Agli arresti domiciliari sono finiti invece Sulejman Tivari, 72 anni e Ali Tivari, 22 anni, padre e figlio di Vajont; Jashar Tusha, 31 anni, di Pordenone; Kristjan Doda, 27 anni, di Pordenone; Tonin Ndoci, 27 anni di Roveredo in Piano; Claudio Marrocco, 32 anni, di Aviano. In obbligo di dimora Nicola Vendrame, 54 anni, di Fossalta di Portogruaro; Stefano Ferro, 44 anni, di Pordenone; Ivan Bolgan, 21 anni di Azzano Decimo. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Andrea Poletto, 29 anni di Caneva e Davide Zuccalà, 42 anni, di Rov eredo in Piano.

La conferenza stampa

I risultati dell’indagine, avviata nell’aprile di due anni fa dalla stazione di Aviano e sviluppata dai detective del nucleo investigativo provinciale, sono stati illustrati ieri nella prima conferenza stampa all’aperto durante l’emergenza coronavirus, al comando provinciale dell’Arma di Pordenone. Schierati alla distanza di sicurezza di più di un metro l’uno dall’altro, di fronte ai giornalisti bardati con guanti e mascherine, c’erano il comandante provinciale dei carabinieri Luciano Paganuzzi, del Reparto operativo Vincenzo Nicoletti, del Nucleo investigativo Pier Luigi Grosseto e della Compagnia di Sacile Michele Grigoletto.

Le ipotesi investigative

Il colonnello Paganuzzi ha evidenziato che il gruppo formato da soggetti italiani e di origine albanese, smantellato dall’Arma, era articolato su due livelli: smercio al dettaglio e fornitori. La cocaina, proveniente dall’Albania aveva un alto principio attivo. Il tenente colonnello Nicoletti ha precisato che il volume d’affari è stato quantificato in 200 mila euro mensili, con 1,5 chili di droga smerciata al mese. Nel corso dell’indagine è stato sequestrato quasi mezzo chilo di cocaina. Grosseto ha spiegato che era stato sondato un nuovo canale di approvvigionamento dalla Spagna, tramite alcuni contatti a Barcellona. —

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