Spaccio di Ovaro, da Roma l’ok alla sentenza del Tar

Battaglia sull’aggiudicazione della gara, il Consiglio di Stato: no alla sospensiva Il presidente del Caseificio Val Tagliamento: dimostra che il Comune sbaglia
Di Giacomina Pellizzari

ENEMONZO. Nella battaglia legale tra il Caseificio Val Tagliamento e il Comune di Ovaro per la gestione dello spaccio alimentare di Chialina, il Caseificio segna un altro punto a suo favore. Martedì scorso, il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta, presentata dal Comune di Ovaro, di sospensiva della sentenza del Tar che ha accolto il ricorso del Caseificio di Enemonzo contro la mancata assegnazione della gara alla quale aveva partecipato con l’offerta più conveniente per l’amministrazione.

Il rigetto della sospensiva fa ben sperare il presidente del Caseificio Val Tagliamento, Pier Nicola Concina, secondo il quale «il Consiglio di Stato disponendo il rispetto della sentenza del Tar ha dato un indirizzo su quello che sarà l’esito della discussione sul merito». Stiamo parlando della gara indetta nel 2013 dal Comune di Ovaro per la concessione in locazione dello spaccio alimentare di Chialina. Il Caseificio Val Tagliamento aveva offerto un canone annuo pari a 17 mila 412 euro aggiudicandosi provvisoriamente la gara. Nelle successive verifiche, però, la commissione rilevò un vizio di forma (un documento non era stato controfirmato) è aggiudicò l’appalto al Consorzio Friulmont, già gestore dello spaccio, disposto a pagare circa 15 mila euro l’anno di affitto. Il ricorso presentato dal Caseificio Val Tagliamento fu accolto dal Tar e il Comune di Ovaro chiese la sospensiva e l’annullamento della sentenza al Consiglio di Stato.

Una scelta che il Caseificio ha faticato a comprendere proprio perché se l’appalto viene aggiudicato al secondo classificato nelle casse del Comune entreranno 3 mila euro in meno l’anno. E se si tiene conto che il vincitore della gara gestirà lo spaccio per sei anni con la possibilità di rinnovo per altrettanti, il Comune rinuncerebbe a 36 mila euro che potrebbero salire a 45 mila visto che le spese legali del ricorso al Consiglio di Stato sono state stimate in 9 mila euro.

Oggi, alla luce dell’ordinanza del Consiglio di Stato il presidente del Caseificio Val Tagliamento si dice «soddisfatto perché certifica che la precedente amministrazione comunale aveva torto». Concina auspica infatti un cambio di rotta da parte del neo eletto sindaco e lo invita a tener conto che la gestione dello spaccio consentirà al Caseificio, che conta 42 socio e 20 giovani pronti a guidare le aziende di famiglia, di pagare il latte 2 centesimi in più al litro.

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