Spari in aria per l’auto, patteggia otto mesi

Martignacco, un serbo aveva cercato così di farsi restituire i soldi pagati dal figlio a un connazionale
Martignacco 8 dicembre 2014 via nogaredo Copyright Petrussi Foto Press TURCO MASSIMO
Martignacco 8 dicembre 2014 via nogaredo Copyright Petrussi Foto Press TURCO MASSIMO

MARTIGNACCO. Otto mesi e dieci giorni di reclusione, con concessione del doppio beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione: è quanto patteggiato da Davor Kovacevic, 56 anni, serbo di origini e da tempo residente a Udine, dove lavora come autotrasportatore, per i due colpi di pistola sparati in aria l’8 dicembre 2014, nel cortile di una coppia di connazionali, a Nogaredo di Prato.

L’uomo, che era stato prontamente raggiunto e arrestato dai carabinieri, aveva cercato di ottenere la restituzione dei 900 euro versati dal figlio per l’acquisto di un’Alfa Romeo rivelatasi un “bidone”.

Il caso è stato discusso ieri, davanti al gup del tribunale di Udine, Francesco Florit, che ha applicato la richiesta di patteggiamento precedentemente concordata tra il pm Claudia Danelon e il difensore del serbo, avvocato Roberto Maniacco.

Con lo stesso provvedimento, il giudice ha disposto anche la revoca della misura cautelare dell’obbligo di presentazione ancora in corso nei suoi confronti.

Con quella spedizione, l’autotrasportatore aveva cercato di farsi giustizia da sè. «Mediante violenza e minaccia – recita il capo d’imputazione - e con l’uso di un’arma».

Ossia di una Taurus calibro 9x21. Giunto in serata in auto davanti all’abitazione, Kovaceciv aveva suonato al campanello. Per aprirgli il cancello si era presentato un parente della coppia, un montenegrino di 37 anni, che l’uomo aveva subito spintonato e bloccato, con la pistola puntata contro la fronte.

Sentendo le grida, allora, era uscita anche la donna, una 54enne che, a sua volta afferrata al collo, gli aveva risposto che il marito - cioè il bersaglio di quel regolamento dei conti -, si trovava sotto la doccia.

I colpi erano partiti in quel momento. Nel frattempo liberatasi dalla presa, la donna era riuscita a chiamare i carabinieri e chiudere lì l’episodio. (l.d.f.)

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