Spinotti: la mia Carnia tra bellezza ambientale e progetti di rinascita

Il documentario-inchiesta che sarà pronto entro l’anno. «Tra gli intervistati, Tondo, Compagno, Di Piazza e Bonanni»

UDINE. «La Carnia riesce a esprimere esprimere poesia e grande bellezza, architettonica, paesaggistica, ambientale, storica, di tradizioni: è così di per sé, quindi è facile catturare queste cose con la cinepresa e trasporle nel linguaggio del cinema». Sono parole di Dante Spinotti che, con le valigie quasi pronte per l’Ungheria – dove soggiornerà fino a fine estate per Hercules, il nuovo film di Brett Ratner, una coproduzione Paramount-MGM – è ancora per pochi giorni in Friuli a proseguire il progetto di film-documentario che sta dedicando alla sua terra. A distanza di trent’anni dal primo documentario La Carnia tace, c’è ora uno spirito diverso e una connotazione stilistica che si fonde con spunti ripresi dal giornalismo di inchiesta. Non a caso il film si intitola Inchiesta in Carnia e non a caso l’accento viene posto non più solo sull’aspetto del silenzio causato dall’isolamento e dallo spopolamento, che chi abita in città potrebbe assumere come valore positivo, ma restituisce anche la voce a coloro che continuano a vivere e lavorarci, in Carnia, perché la amano.

– Spinotti, è questa la sua visione?

«Esatto. Vorrei unire l’aspetto poetico della bellezza di queste terre alla dura battaglia socio-politica che è in atto e a quello che si può pensare di fare, ai progetti che ci sono e a quelli possibili, che potrebbero dare un’idea di cosa la Carnia possa essere. Vogliamo anche andare a raccogliere le idee più candide, oneste e dirette, più personali forse, della gente che vive in Carnia, accanto a quelle dei grandi carnici, dei politici e degli intellettuali».

– Quante interviste ha realizzato fino a oggi?

«Con mio figlio Riccardo, con l’aiuto di diversi amici, e prossimamente di Carlo Della Vedova, abbiamo realizzato circa una trentina di interviste, tra cui Pierluigi Di Piazza, Renzo Tondo, Cristiana Compagno, con diverse ore di registrazione. Abbiamo fatto un’intervista con un personaggio straordinario che è Devis Bonanni, a Raveo. E poi molte altre a professionisti, amministratori, sportivi e artigiani di tutte le età. Per il momento abbiamo montato dieci minuti di filmato, anche per dare l’idea del risultato ai possibili sostenitori».

– Ci sono già sostenitori del progetto?

«Oltre alla Cineteca del Friuli, che è il produttore ufficiale, sono molto contento di aver proprio in questi giorni avuto conferma dell’appoggio di Giovanni Somma, presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Tolmezzo. Ha avuto fiducia in noi, si è mosso con entusiasmo e con aiuti concreti, per riuscire a coprire un po’ di spese».

– Da direttore della fotografia ora si cala anche nella veste di regista-documentarista.

«Non farei mai il regista di film narrativi, mi piace invece molto fare i documentari. Credo di conoscere bene il linguaggio del cinema e quindi, attraverso la mia professione e con l’esperienza di tanti anni, ho fatto una sperimentazione per imparare a fare il giornalista, ma non è per niente facile. In questo film non ci saranno le domande, solo le risposte. Ho imparato che, a prescindere dalle domande che ti prepari, bisogna imparare ad avere un rapporto con gli intervistati: non è facile arrivare al loro cuore, riuscire a far sì che non dicano quello che pensano sia giusto dire, ma quello che sentono onestamente nel profondo».

– Ha in mente una data per la conclusione?

«C’è l’impegno a finire quantomeno una versione di questo film entro la fine dell’anno. Il lavoro che mi porterà in Ungheria durerà fino a fine estate. Se riesco ad arrivare qui verso metà settembre posso ancora catturare un po’ di aspetti estivi in alta montagna e ad ampliare la parte dedicata ai giovani».

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