Spray contro lo stupratore, ma lui non ha desistito
L’aggressione a Pordenone. L’avvocato: «La diciottenne è scossa, ma determinata ad aiutare gli inquirenti». Sotto esame le riprese dopo la violenza, i vestiti e il cellulare sequestrato
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Sola, tramortita da schiaffi e pugni, in balia della brutalità di uno sconosciuto sugli argini del Noncello, la diciottenne pordenonese ha comunque cercato di difendersi.
Dalla borsetta ha estratto lo spray anti-aggressione e glielo ha spruzzato addosso due volte. Nemmeno la sostanza urticante, che lo ha però attinto di striscio, ha fatto desistere l’aggressore dall’abuso. Anzi. La vittima ha riferito che è diventato ancora più violento.
Si trattava di una sostanza urticante che conteneva anche un marcatore colorato, di un colore rossastro, pensato proprio per consentire alle forze dell’ordine di riconoscere l’aggressore. All’uomo è rimasto un segno sulla guancia e si è macchiata pure la sua t-shirt. I carabinieri stanno cercando la bomboletta spray: la ragazza l’ha persa sull’argine quella sera dopo averla usata.
Potrebbe rivelarsi utile per la comparazione dei componenti con eventuali tracce rimasti sugli indumenti sequestrati all’uomo. La maglietta verde e i jeans bermuda neri con i quali l’uomo è stato descritto dalla vittima e immortalato dalle telecamere in centro sabato pomeriggio e sabato sera risultano tuttavia essere stati lavati.
Oggi l’operaio incensurato sottoposto a fermo, quale indiziato di violenza sessuale, rapina e lesioni aggravate, sarà interrogato dal gip Rodolfo Piccin mentre gli accertamenti dell’Arma, coordinati dal pm Federica Urban, proseguono, su vari fronti: videosorveglianza, analisi tecniche sui reperti. Jair Stiven Colorado Sinisterra è in carcere. L’avvocato Laura Diana, d’ufficio, non ha rilasciato dichiarazioni.
I carabinieri del Norm di Pordenone, agli ordini del capitano Giovanni Cito, hanno scandagliato ore e ore di video, dalle 17 di sabato fino all’alba, passando al setaccio telecamere pubbliche e private. Così hanno scandito la sequenza del pedinamento, partito da piazza XX settembre e terminato intorno all’1.45 sul Ponte di Adamo ed Eva. Alle 2.03 la ragazza ha chiesto aiuto dall’Hotel Santin, dove si è rifugiata. Poi il sospettato è sparito dalle immagini. Gli investigatori stanno valutando le riprese successive per individuarlo.
I tamponi, per la comparazione delle tracce biologiche, impronte digitali e la ricerca del Dna, sono stati inviati al Racis.
Per l’esito ci vorrà del tempo. La ragazza è stata derubata dei soldi che aveva in borsetta: potrebbero esserci delle impronte. Il cellulare dell’indiziato è stato sequestrato. Un approfondimento sulle celle telefoniche agganciate o sulle fotografie scattate potrà fornire informazioni sul tragitto percorso quella notte.
Intanto la vittima ha effettuato il riconoscimento fotografico dell’indiziato, con una percentuale ritenuta soddisfacente dagli inquirenti.
«Ho visto una ragazza molto provata e scossa dalla situazione, ma anche determinata nel voler dare il suo contributo per l’accertamento della verità e continua a essere a disposizione degli inquirenti» ha affermato l’avvocato Fabio Gasparini, legale della persona offesa.
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