Spunta il nome della Cimolai nell’acquisto del San Luigi

Complessa trattativa per la struttura, che sarà gestita da una onlus triestina Ospiterà anche profughi. Intanto i dipendenti rifiutano l’autolicenziamento
Di Vincenzo Compagnone

Potrebbero essere addirittura tre i soggetti che, a partire dal primo ottobre, prenderanno in mano le redini del convitto San Luigi di via Don Bosco, dopo una laboriosa operazione di compravendita che di fatto è già stata siglata ma che comprende alcuni dettagli ancora da definire.

I nomi sono quelli fatti nei giorni scorsi (peraltro, con una novità di notevole spicco), emersi dalla fitta nebbia che ha avvolto la trattativa per la cessione della storica struttura dei salesiani di Gorizia, e che in parte continua ad avvolgerne i contorni. Un po’ di chiarezza in più è stata fatta in un incontro svoltosi tra i religiosi, i dipendenti e i volontari che operano nel convitto, e in una riunione chiesta al sindaco Romoli (attraverso l’assessore Bellan: ne riferiamo a parte) da un gruppo di persone capitanate dall’impresario triestino Michele Genna, il personaggio-chiave attorno al quale sta ruotando l’“affaire”, e svoltasi martedì pomeriggio.

La novità di cui parlavamo è che ad acquistare il San Luigi sarebbe stata un’azienda pordenonese, tra le più grandi della nostra regione, che si occupa di attività industriali (nulla a che vedere, dunque, con l’accoglienza e le attività giovanili che dovranno continuare a essere sviluppate all’interno del convitto). Il giornale on line “Foglio goriziano” fa il nome della Cimolai, ma l’ufficio stampa di quest’ultima, da noi contattato, afferma laconicamente «non ci risulta», pur riservandosi di effettuate le opportune verifiche con la proprietà.

A occuparsi della gestione del San Luigi sarà invece una onlus di Trieste per conto della quale Genna, già da diversi giorni, sta intrattenendo contatti quasi quotidiani con il direttore del convitto e parroco di Straccis, don Vittorio Toninandel. Non è ancora ben chiaro, invece, se questa onlus opererà a Gorizia per proprio conto o come emissaria del pool di cooperative dell’Emilia Romagna che, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe anche, dopo aver manifestato a lungo il proprio interesse per il San Luigi, farsi da parte.

In ogni caso, la cessione del convitto ha assunto connotati e implicazioni decisamente più vasti rispetto a quanto ci si potesse attendere dopo le prime indiscrezioni e dopo che, ai primi di agosto, don Vittorio (uno dei 5 salesiani rimasti in via don Bosco, e che nei prossimi giorni traslocheranno nella casa canonica di San Pio X, a Piuma) si era recato dal sindaco Romoli per comunicargli che il San Luigi era stato rilevato da una onlus: affermazione, come abbiamo visto, non proprio esatta.

Rassicurazioni e garanzie, comunque, sono già arrivate riguardo la continuità degli attuali servizi offerti dai salesiani, dal centro estivo all’ospitalità agli studenti universitari e ad altri lavoratori nelle 74 stanze del convitto (50 doppie e 24 singole) il cui affitto sarà peraltro aumentato a 250 euro mensili. Non mancherebbero però, come anticipato dal nostro giornale, gli spazi per dare ospitalità anche ai profughi presenti in città, in particolare a quelli che al momento sono senza un tetto poiché non rientrano nella convenzione sottoscritta con la Caritas, ma anche a quelli che dovessero arrivare in futuro.

Uno dei nodi da sciogliere riguarda i 7 dipendenti, ai quali è stato proposto di rescindere il contratto con i salesiani per poi essere assunti dalla nuova proprietà, ma che hanno rifiutato di farlo, evidentemente nel timore che si tratti di una riassunzione a tempo determinato con prospettive incerte.

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