Squalifica record a Da Ros: vent'anni per doping

Venti anni di squalifica a Gianni Da Ros, 8 a Davide Lucato e 2 ad Albino Corazzin. Il Tribunale nazionale antidoping del Coni ha inflitto sanzioni esemplari ai tre ex ciclisti. Ha suscitato scalpore, in particolare, la severità della sentenza a carico di Da Ros, ex campione italiano del quartetto e azzurro della pista: un vero e proprio record in questa triste materia.
PORDENONE.
Venti anni di squalifica al pordenonese Gianni Da Ros, otto al sacilese Davide Lucato e due ad Albino Corazzin. Il Tribunale nazionale antidoping del Coni, ieri, ha inflitto sanzioni esemplari ai tre ex ciclisti, all’epoca dei fatti (agosto-ottobre 2008) tesserati rispettivamente per il Team 2000 di Tezze di Vazzola (Da Ros e Corazzin) e per il Salvador Team Rdz (Lucato).


Ha suscitato scalpore la severità della pena a carico di Da Ros, ex campione italiano del quartetto e azzurro della pista, ventitreenne di Nave di Fontanafredda, punito per tentato uso, traffico e favoreggiamento nell’assunzione di sostanze dopanti, che aveva ricevuto da Lucato (condannato con le stesse imputazioni) e poi ceduto al trevigiano Corazzin, colpito per «uso/tentato uso».


I tre lo scorso marzo erano stati coinvolti in un’inchiesta sul traffico di sostanze dopanti denominata “Muscoli&Doping” riguardante decine di persone nel Triveneto e in Lombardia. Da Ros, che si trovava nel ritiro della nazionale italiana della pista alle porte di Padova, la mattina dell’11 marzo venne addirittura arrestato dai Nas e condotto in carcere a San Vittore, a Milano, dove è rimasto per quattro giorni.


Sospeso immediatamente dalla Nazionale e dalla Liquigas, il team Pro Tour nel quale aveva debuttato a gennaio, successivamente Gianni è stato licenziato dalla sua società. Per lui il pm della procura antidoping del Coni aveva chiesto quattro anni di squalifica con proposta di radiazione, proposta, comunque, molto dura se confrontata alla sorte sportiva di ciclisti professionisti più conosciuti e coinvolti in conclamate vicende di doping. «È una sentenza assurda - ha commentato Da Ros, difeso dall’avvocato Massimo Martelli di Crema -. Nella storia del ciclismo ho pagato più di chiunque altro, ho pagato anche per gli altri. Evidentemente vogliono colpire il ciclismo».


Ora Gianni Da Ros potrebbe appellarsi al Tas, il tribunale internazionale dello sport di Losanna. «Vedremo se ne varrà la pena - dice il pordenonese -. Una riduzione della pena a quattro anni non mi permetterebbe di rientrare nel mondo del ciclismo e dovrei affrontare una spesa di circa 20 mila euro. Con la sentenza del Tribunale nazionale antidoping per me si chiude un capitolo». Intanto se ne sta per aprire un altro perchè il pm di Milano, Gianluca Prisco, ha chiuso le indagini e si appresta a rinviare il friulano a giudizio.


Per il ventinovenne Lucato è stata confermata la squalifica di otto anni richiesta dal pm, avendo il Tna riconosciuto al sacilese una diminuente tale da consentirgli di scontare la pena il 22 novembre 2017. Uno sconto sensibile, infine, è arrivato per il carneade Corazzin, rampollo di una famiglia di ciclisti, il quale poca visibilità aveva trovato fra i dilettanti fino alle fatali intercettazioni che diedero la stura all’inchiesta “Muscoli&Doping”.


Per il ciclismo friulano, dopo il clamoroso caso di Annalisa Cucinotta, la sentenza sportiva, è una botta tremenda e conferma un orientamento che si sta diffondendo e cioè la tolleranza zero in queste vicende. Specie per i pesci piccoli.


Giacinto Bevilacqua

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