Stagisti per il voto: il giudice archivia le indagini su Blasoni

UDINE. Si è conclusa con l’archiviazione la vicenda della presunta truffa sui contributi erogati dalla Regione che, secondo l’accusa, avrebbe visto l’impiego di stagisti coinvolti nei progetti di “work experience” portati fuori dalle aziende e incaricati di distribuire volantini a favore della campagna elettorale di Massimo Blasoni. La decisione è arrivata ieri con il deposito del decreto di archiviazione firmato dal gip del tribunale di Udine, Roberto Venditti.
L’inchiesta, partita da una serie di segnalazioni arrivate in Procura nel corso del 2010 e riunite in un unico fascicolo, di cui è titolare il procuratore aggiunto Raffaele Tito, è nata come stralcio del procedimento a carico di Stefano Brumat, il 31enne goriziano rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, per avere informato - questa l’ipotesi della Procura - la Indar sui controlli che la Regione avrebbe effettuato per verificare la conformità della società alla concessione dei contributi. Coinvolti nella vicenda oltre ai fratelli Blasoni, il 39enne Michele e il 45enne Massimo (difesi il primo dall’avvocato Fausto Discepolo e, in secondo, dall’avvocato Luca Ponti), anche la madre Teresa Zamboni, 70 anni (avvocato Discepolo), chiamata in causa in qualità di legale rappresentante della stessa Indar, Maria Amato, 65 anni (avvocato Virio Nuzzolese), legata alla società da un contratto di collaborazione, e altre due persone a loro volta collegate alla gestione dell’Indar.
Sarebbe stata anche questa una delle attività “anomale”, nelle quali la “Indar formazione e sviluppo”, società di servizi facente capo a Michele Blasoni, fratello dell’esponente di centro-destra, avrebbe investito una parte dei contributi concessi dalla Regione, tra il 2007 e il 2009, per lo svolgimento di “work experience” in aziende friulane. Compresa la “Sereni Orizzonti”, dello stesso fratello Massimo. Al termine delle indagini preliminari, condotte dalla Guardia di finanza, il pm aveva dunque ritenuto meritevole di giudizio la sola posizione di Brumat. Arduo, a suo dire, sostenere invece la colpevolezza di tutti gli altri. E questo innanzitutto per una questione di diritto: impossibile parlare di truffa, quando non venga provata l’esistenza di raggiri precedenti l’atto di disposizione patrimoniale da parte del soggetto offeso.
Quanto al merito degli episodi denunciati, il magistrato li aveva ricondotti nell’alveo, di semplici “inadempimenti” al massimo.
A ridimensionare la portata del castello accusatorio, secondo il pm, che già aveva chiesto l’archiviazione, sarebbe stata anche l’esiguità delle somme in ballo, non più di 4 o 5 mila euro. Il consigliere regionale e coordinatore cittadino del Pdl Massimo Blasoni, in particolare, attraverso il proprio avvocato Luca Ponti, aveva dichiarato che nel periodo della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2008, nessun periodo di formazione/lavoro finanziato dal Fondo sociale europeo era stato attivato presso la “Sereni Orizzonti Spa” o le società controllate. Aveva inoltre prodotto una memoria difensiva che ha convinto il giudice dimostrando la sua totale estraneità ai fatti contestati. Non tutti i dubbi sono stati fugati in relazione alla “Indar formazione e sviluppo”, tuttavia, anche in considerazione della modesta entità delle cifre in ballo, il giudice ha deciso di archiviare tutte le posizioni.
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