Stambecchi al rifugio, ecco i segreti del Corsi - LE FOTO

Sulle pendici del gruppo dello Jof Fuart, è ottimo punto di partenza Struttura per famiglie, ma anche per rocciatori ed esperti di vie ferrate

TARVISIO. Uno dei pregi della montagna friulana è d’essere “corredata” da un sistema di rifugi accessibile a tutti e soprattutto alle famiglie. Se ne sono resi conto anche gli stambecchi che sempre più numerosi popolano le Alpi Giulie e un nutrito branco di questi splendidi esemplari di selvaggina ha preso possesso dell’area attorno al rifugio Guido Corsi, sulle pendici del gruppo dello Jof Fuart, come appunto documentano le foto scattate dal gestore Cristiano Martucci.

Il rifugio Corsi di proprietà della società alpina delle Giulie, costruito nel 1925 su luogo dove sorgeva la Findenegg Hutte distrutta nel 1915 da azioni belliche, oggi offre 54 posti letto in 7 camere, ma il ricovero non si nega a nessuno specie in caso di maltempo visto che l’anno scorso sono state ospitate, con sistemazioni di fortuna, anche 82 persone in un sol giorno, come segnala Martucci.

Struttura basilare per le arrampicate sulle pareti circostanti, in particolare su quelle dell’Ago e del campanile di Villaco, delle Madri dei Camosci e per la via comune allo Jof Fuart, è anche punto di riferimento per gli escursionisti che dal rifugio possono continuare la visita in un ambiente naturale di grande pregio nel regno degli stambecchi e dei camosci, ma anche delle marmotte e sotto lo sguardo delle aquile.

Rifugio per famiglie. «Da anni – fa sapere il gestore Cristiano Martucci – ci rivolgiamo alle famiglie consapevoli che nella promozione della montagna è indispensabile coinvolgere le nuove generazioni. Infatti, per i soci del Cai sotto i dieci anni di età, se accompagnati dai genitori, la mezza pensione è gratuita, mentre, gli altri ragazzi, sempre se accompagnati dai genitori, pagano solo 10 euro».

Dove. Siamo a 1.874 metri di quota dove gli approvvigionamenti non sono agevoli, anzi sono molto impegnativi. Come può raggiungere il rifugio una famiglia tipo? «Consiglio a chi possiede l’opportuna preparazione fisica – dice Martucci – l’itinerario turistico per il comodo sentiero 625, panoramico che parte da Sella Nevea (dietro la caserma del soccorso alpino della Finanza) e che attraverso il passo degli Scalini scende poi sotto la parete delle gocce e aggirando l’Ago di Villaco, porta al rifugio in quasi 3 ore, ma non è granché impegnativo anche il sentiero che dalla Valle del Lago (dal ponte sul rio Torto), sale a Malga Grantagar per raggiungere la parete delle gocce e quindi il rifugio in circa 2 ore e mezzo».

Traversate. Fra questi, gli itinerari che portano e partono dal Corsi, sono da citare le traversate: al bivacco Mazzeni per la Forcella Lavinal dell'Orso da compiere in circa due ore; al rifugio Pellarini per la Forcella di Riofreddo e la sella Carnizza (che, però, richiede una certa esperienza alpinistica); al bivacco Cai Gorizia per la Forcella del Vallone.

Vie ferrate. Dal Corsi sono accessibili anche le vie ferrate del Centenario e Anita Goitan, sentiero, questo, che dalla Forcella di Riofreddo si sviluppa sul semicerchio delle guglie meridionali del gruppo dello Jôf Fuart. Parte dalla Forcella di Riofreddo per raggiungere la Forcella Lavinal dell’Orso e costituisce la prosecuzione del sentiero Ceria Merlone il cui percorso si sviluppa lungo la cresta principale del gruppo del Montasio, dalla Forcella Lavinal dell’Orso alla Forca di Terra Rossa.

Coincide con la “Cengia degli Dei” situata a Nord, a un’altezza che si aggira tra i 2.100 e 2.300 metri. Ha uno sviluppo di 4.500 metri circa e da sotto lo Jôf Fuart il sentiero percorre le linee di trincea dell' impero austro-ungarico, dove sia nella Forcella Mosè sia subito sotto la Cime Castrein, si possono apprezzare le rovine delle teleferiche di guerra. La ferrata è stata terminata nel 1973 e dedicata alla memoria di Anita Goitan, alpinista triestina.

Segni della Grande guerra. La Findenegg Hutte era strategica per l’esercito austro ungarico per difendere le Cime Catrein e Jof Fuart e accanto al rifugio Corsi ancora oggi vi sono i resti degli insediamenti militari, mentre le cime dei dintorni sono anche scrigni di storia che custodiscono i tanti sacrifici sopportati dai soldati negli inverni trascorsi sopra i 2.000 metri di quota.

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