Stamina, i medici: più autonomia dai giudici

La categoria interviene sulle cure di Vannoni: «La magistratura ci impone terapie non comprovate»
A research assistant works under a chemical hood preparing stem cell cultures in a Stem Cell Research Program lab at the Waisman Center at the University of Wisconsin-Madison. ©UW-Madison University Communications 608/262-0067 Photo by: Jeff Miller Date: 2001 File#: color slide
A research assistant works under a chemical hood preparing stem cell cultures in a Stem Cell Research Program lab at the Waisman Center at the University of Wisconsin-Madison. ©UW-Madison University Communications 608/262-0067 Photo by: Jeff Miller Date: 2001 File#: color slide

UDINE. Carlo Alberto Beltrami, il professore udinese che dal 1990 dirige l’istituto di Anatomia patologica del Policnico universitario, è un medico. Il suo accusatore, il docente Davide Vannoni, precursore del metodo Stamina, no. Ed ecco che dopo lo scontro dei giorni scorsi a colpi post su Facebook («Beltrami è pregiudizialmente contro alle mie cure», aveva scritto Vannoni, salvo poi rimuovere il post dal social network dopo apposita diffida dell’Università di Udine, ndr), anche l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri interviene sul “metodo” Stamina.

«No ad imposizioni della magistratura», è l’appello lanciato dall’ente di categoria della provincia di Udine. Il presidente Maurizio Rocco chiarisce: «Mi riferisco all’imposizione giuridica per i medici dell’ospedale di Brescia cui è stata imposta l’esecuzione obbligatoria di una tipologia di trattamento in seguito alle disposizioni della magistratura». Sono centinaia i pazienti che grazie alla legge sulle cosiddette “terapie compassionevoli” hanno potuto continuare a farsi curare col “metodo” di Davide Vannoni.

E l’ente di categoria dei medici rivendica la sua autonomia. Continua Rocco: «Il nostro codice deontologico stabilisce che l’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione, elementi che costituiscono diritto inalienabile del medico». Un diritto che, nel caso dell’applicazione del “metodo” Stamina, sembra venir meno: se un giudice del lavoro, dopo le perizie del caso, si pronuncia a favore delle cure con le staminali proposte da Vannoni, i medici devono continuare a curare il paziente.

L’ordine dei medici di Udine poi esprime le sue perplessità anche sulla validità scientifica delle cure proposte da dottor Stamina, ribadendo che: «sia in campo diagnostico che in quello terapeutico il medico è tenuto ad applicare metodi e procedure di comprovata validità».

E la validità delle cure proposte da Davide Vannoni, tramite la Stamina Foundation, è ancora oggetto di discussione sia a livello internazionale (la rivista scientifica Nature ieri ha chiesto di bloccare la sperimentazione, ndr) che a livello nazionale. E’ di pochi giorni fa l’intervento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha dichiarato: «Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili». (d.l.)

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