Staminali, il no ai fondi regionali è arrivato con tre mesi di ritardo

Travesio, il Codacons denuncia il caso: «È un tempo lungo, durante il quale Mazza si è aggravato». Della questione si stanno interessando a Trieste i consiglieri Giuseppe Sibau e Valter Santarossa

TRAVESIO. Il diniego dell’erogazione del contributo regionale per le persone in situazione di bisogno assistenziale a elevatissima intensità, firmato dal direttore del distretto Nord Mario Zambon, è arrivato a circa 90 giorni di distanza dalla presentazione dei dati da parte dell’Ass 6 sul caso di Giuseppe Mazza, il 31enne di Usago di Travesio, da 7 anni affetto da sclerosi multipla progressiva.

A denunciarlo il Codacons di Pordenone, secondo il quale si tratta di un lasso di tempo lunghissimo per una persona colpita da una malattia che peggiora di giorno in giorno. In 90 giorni, Giuseppe ha smesso di parlare e mangiare: nonostante ciò, per l’Ass il 31enne non è in possesso dei requisiti per rientrare nella fascia di disabilità grave-gravissima. E non potrebbe essere diversamente, se ci si basa su valutazioni e carte datate. Pertanto, il Codacons ha lanciato un appello alla Regione affinché apporti modifiche all’iter che le aziende sanitarie seguono in questi casi.

«Siamo schifati da tutto questo pressapochismo – commenta l’associazione – siamo circondati da burocrati che non riescono a vivere nemmeno un minuto di concretezza. La Regione intervenga». Un appello raccolto dal consigliere regionale di Autonomia responsabile, Giuseppe Sibau, che ha già presentato un’interrogazione sul caso e ora verificherà i percorsi da intraprendere per andare incontro a quanto richiesto dal Codacons. Del caso si sta interessando anche l’ex assessore regionale alla sanità Valter Santarossa.

Per capire quanto sia necessario un intervento tempestivo del governo regionale e nazionale sulla situazione è necessario ripercorrere le tappe salienti della vicenda. Il 30 marzo l’Ass 6 invia alla commissione che si occupa della valutazione del caso Mazza la documentazione necessaria, come ha spiegato il Codacons. Il 23 maggio, oltre un mese e mezzo dopo - nel corso del quale Giuseppe si è aggravato ulteriormente -, i medici della commissione stabiliscono che il paziente non ha i requisiti per rientrare nella fascia di disabilità grave-gravissima: il 31enne viene valutato come un Barthel 0-20, quando il parametro per rientrare nei gravissimi è 0-5. Il 10 giugno, a Maniago, in presenza di Pierluigi Chiarla del Codacons e Saverio Mazza, padre di Giuseppe, si è riunita l’unità di valutazione distrettuale: il personale medico, tra cui il dottor Zambon, non era stato ancora informato sulla valutazione del 23 maggio.

Di più: «il contributo previsto dal fondo regionale è stato sbandierato a gran voce, creando illusioni nella famiglia», come ha evidenziato il Codacons. Il 5 luglio, Zambon, «colui che prima ha proposto e poi negato il sostegno», come rilevato dall’associazione, firma il “no” al contributo regionale. Dopo alcuni giorni la comunicazione viene inoltrata alla famiglia. «Una situazione incredibile e vergognosa – è il giudizio del Codacons –. Intanto, non ci resta che sperare che martedì il giudice si pronunci sull’accesso alle cure con le staminali».

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