Stangata fino a 700 euro per poter ricevere il segnale Rai

Molti utenti costretti a sostituire l’impianto di trasmissione per rivedere i canali. Non sempre basta orientare le antenne sui ripetitori di Castaldia e Caneva

PORDENONE. Spariti i canali Rai in buona parte della provincia, per molti utenti è in arrivo una stangata per tornare a ricevere il segnale. Pochi giorni prima di Natale è stato infatti spento il ripetitore di Udine e, per vedere nuovamente le trasmissioni, non sempre basta orientare l’antenna sulle postazioni di ripetizioni più vicine (Castaldia, Col Gaiarin e Col Visentin).

In alcuni casi è necessario mettere mano all’impianto di distribuzione sostituendo cavi e centraline. E qui iniziano i guai. Perchè un privato può dover spendere fino a 700 euro: cifra che non tutti possono permettersi.

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In questi giorni gli antennisti sono stati tempestati dalle telefonate e costretti a un superlavoro. «Il digitale terreste – spiega Diego Dal Pos, titolare dell’omonima azienda di Pordenone – è nato con l’intento di abbattere l’elettrosmog, ma la potenza di trasmissione è più bassa rispetto al segnale analogico. Questo impone che le trasmissioni tv devono essere ricevute da postazioni di ripetizione più vicine».

Con il passaggio al digitale, non tutti gli utenti hanno aggiornato il proprio impianto e chi ha continuato a vedere ugualmente i canali lo ha potuto fare grazie al ripetitore udinese. Ma la Rai «ha deciso di chiudere il sito di Udine e, nella nostra zona, dobbiamo fare riferimento ai ripetitori di Castaldia o quelli in direzione di Caneva (Col Gaiarin e Col Visentin)».

Il primo compito di un antennista è, quindi, verificare «l’orientamento delle antenne, visto che una parte di queste è diretta verso Udine». Ma non sempre è sufficiente per risolvere i problemi di ricezione del segnale.

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«Se il riposizionamento non basta – continua Dal Pos – è necessario vedere come è realizzato l’impianto. Quelli vecchi, che prima funzionavano, magari hanno dei filtri che bloccano il passaggio di determinati canali. Oppure ci può essere un problema di distribuzione dell’impianto. Il professionista, partendo dal tetto, verifica come catturare i canali Rai, che devono “passare” attraverso i cavi e arrivare alle prese rispettando i parametri minimi e massimi: valori sui quali gli antennisti si basano per garantire il servizio Rai in maniera corretta all’utenza. I canali, dunque, devono essere ripartiti in maniera tale da poter essere letti dagli impianti riceventi (come televisori o decoder) che si collegano alle prese».

Lavoro che non può essere improvvisato, ma che deve essere compiuto «da professionisti qualificati». Il cui costo, mediamente, si aggira sui 30-35 euro l’ora.

«Se non ci sono intoppi e basta girare l’antenna, l’utente con 60 euro se la cava. Ma se l’impianto è vecchio o da rifare – conclude Dal Pos – i costi lievitano. Nel caso peggiore un privato può spendere anche 700 euro, 1.500 euro (tra lavoro e materiale) in caso di impianti condominiali (somma da dividere tra i condòmini)».

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