Stangata giudiziaria sull’Inail

Premi – che in pratica significa soldi – troppo alti rispetto agli effettivi rischi in materia di sicurezza sul posto di lavoro, quelli che l’azienda doveva versare all’Inail di Pordenone. Lo riteneva sin dall’inizio, il colosso Bofrost Italia spa, che però non aveva ottenuto ragione per due volte. A respingere le sue richieste era stato lo stesso istituto, prima in sede locale e poi nazionale, al quale doveva pagarli, i premi. Chiusa la procedura obbligatoria “interna”, la spa si è rivolta al giudice del lavoro che ha ordinato all’istituto di restituire all’azienda quasi 600 mila euro, pari alla quota versata in eccesso nel corso degli anni.
In sostanza l’Inail di Pordenone è stata condannata dal tribunale di Pordenone a restituire a Bofrost Italia spa, assistita dall’avvocato Romeo Bianchin, 569 mila 194 euro, con condanna al pagamento anche delle legali per 23 mila 421 euro.
Il contenzioso riguardava la classificazione delle attività di Bofrost Italia spa, operata dall’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, al fine della determinazione dei pagamenti dei premi assicurativi annualmente pagati dalla società con sede a San Vito al Tagliamento.
Tali premi, infatti, vengono determinati dall’istituto in base a delle tariffe nazionali, che tengono tra l’altro conto della pericolosità delle attività delle aziende ai fini infortunistici e delle malattie professionali.
La lunga battaglia di Bofrost Italia spa era cominciata nel 2008 con un primo ricorso amministrativo all’Inail di Pordenone. Sì, così dice la legge: tra le due parti in “causa”, decide una parte. L’Inail, in questo caso, aveva respnto il ricorso. Sempre secondo procedura di legge, era scattato il secondo, una sorta di appello discusso dal consiglio di amministrazione Inail di Roma. Anche questo ricorso era stato respinto.
La società, ovviamente non soddisfatta di tale esito, ritenendo applicabile una diversa tariffa e quindi un premio assicurativo più basso, considerata la sua attività, aveva proposto ricorso al tribunale di Pordenone nell’ottobre 2012. Si era costituito anche l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che aveva ribadito la correttezza della classificazione operata e quindi dei relativi premi applicati e già incassati.
Numerose le udienze, davanti al giudice civile Roberta Sara Paviotti, quindi una lunga istruttoria, con l’audizione di testimoni e con lo svolgimento di una consulenza tecnica d’ufficio.
Il consulente ha effettuato numerosi accessi alla sede della società, al fine di rilevare l’attività svolta, per una corretta comparazione con le tariffe nazionali di riferimento.
Il giudice del lavoro ha quindi accolto le richieste di Bofrost Italia spa con la conseguente condanna alla restituzione delle rilevanti differenze pagate in più per i premi assicurativi, oltre alle spese legali. L’Inail, dunque, deve restituire all’azienda sanvitese 569 mila 194 euro di versamenti in eccedenza oltre a 23 mila 421 euro di spese legali.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto