Stazione Topolò batte la crisi e riapre agli artisti del mondo

Crowfunding e Regione consentono di allestire il cartellone dal 12 al 21 luglio. Riflettori sulla sperimentazione nell’arte, nella letteratura e nella musica

SAN PIETRO AL NATISONE Dopo la raccolta di fondi con il sistema del crowfunding e un Topolò’s day a Graz organizzato dall’associazione stiriana Rhyzom, proseguono le iniziative per garantire lo svolgimento della ventesima edizione di Stazione Topolò - Postaja Topolove dopo il drastico taglio del 75% imposto alla manifestazione dalla precedente amministrazione regionale. Recentemente si è interessato al problema dei finanziamenti anche l’Assessorato alla Cultura regionale, da poco insediato: insomma, la Stazione si farà.

Le date: dal 12 al 21 luglio, quindi festival abbreviato di una settimana rispetto alle precedenti edizioni.

Come sempre, non sono i grandi nomi e i grandi numeri quelli che stanno a cuore ai coordinatori (Donatella Ruttar e Moreno Miorelli) di questa particolare esperienza artistica, bensí un approccio naturale, nell’avvicinare la vita comune di tutti i giorni alle diverse espressioni artistiche e del pensiero in genere.

«Poter mescolare artisti, non artisti, abitanti, pubblico in un’unica esperienza nella quale nessuno è passivo, con l’unico vincolo di operare sulla base degli stimoli raccolti sul posto, di qualsiasi natura».

Un metodo, questo, che ha fatto diventare Topolò un luogo privilegiato per un modo diverso di intendere l’arte e la sua fruizione e che ha portato, a oggi, alla realizzazione di sei tesi di laurea e altre quattro in corso d’opera, da città (Milano, Torino, Roma, Venezia) diverse e in discipline diverse (geografia, architettura, antropologia, economia), un particolare, questo, che da solo può far comprendere quanto sia complesso e ramificato, nella sua apparente semplicità, quello che impropriamente viene definito "un festival".

Il programma del non-festival di Topolò è in preparazione in questi giorni, «ma - rassicura Miorelli – sono già certi alcuni arrivi: c’è chi giungerà a piedi lungo i paesi di confine, raccogliendo lungo la strada testimonianze della cultura materiale, com’è il caso della cinese Xin Cheng; chi, insieme ai ragazzi del luogo, creerà un archivio di immagini e suoni (Alessandro Ruzzier e Massimo Croce), chi esplorerà il suono delle campane: Claudio Montanari, etnomusicologo, uno dei maggiori esperti italiani dell’argomento; chi invece ha fatto scoperte eccezionali circa l’antica storia di Topolò (Corrado Della Libera).

Altri arrivi, il norvegese Espen Sommer Eide, un mago nella costruzione di originali strumenti musicali; il field recorder inglese Jez riley French; il raffinato percussionista cesenate Enrico Malatesta, Les Tambours de Topolò, la Topolovska Orkestra, l'Accordion Orchestra di Aleksander Ipavec e altri in via di definizione.

E non è certo ordinaria la tournée della pianista romana Alessandra Celletti, che a bordo di un camion da lei guidato porterà il suo piano a coda in giro per l’Italia, in luoghi non deputati alla musica classica, con partenza proprio da Topolò e data finale a Trapani.

Numeroso anche il drappello di registi: da Alina Marazzi all’ormai immancabile Pif e, forse, la sorpresa da un principe del thriller, il friulano Lorenzo Bianchini. La Sala d’Aspetto della Stazione con i poeti Marko Kravos (ospite speciale la cantante Tinkara che ha musicato i suoi versi), una tappa del festival Acque di acqua e lo scrittore Marko Sosic.

Argomenti:stazione topolo

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto