«Stemma fascista, cambiamo il simbolo del Municipio»

Fontanafredda,  il “capo” di colore rosso (così si chiama la parte alta dello scudo in araldica) non è stato cambiato dopo il Ventennio

FONTANAFREDDA. Un retaggio di epoca fascista nello stemma del Comune. Il curioso particolare, sfuggito agli occhi di tutti per 70 anni, è emerso solo di recente, per una serie di circostanze fortuite. Tra queste, la scoperta da parte dell’assessore con delega alla Cultura Vanni Zandonà di una discrepanza tra lo stemma comunale “ufficiale” e lo storico gonfalone conservato nella sede municipale di Vigonovo.

A differenza degli altri vessilli, quest’ultimo non possiede la banda rossa sulla sommità dello scudo a fondo verde che ospita le 11 stelle (rappresentative di altrettante frazioni del Comune). Scavando negli archivi e consultando Francesco Galetta, dirigente dell’Ufficio onorificenze e araldica della presidenza del Consiglio, si è arrivati alla verità: quella banda di colore rosso era stata aggiunta in un secondo momento allo stemma originario per contenere al suo interno il fascio littorio, così come imposto dal duce nel 1933.

Caduto il regime, il fascio littorio è stato soppiantato da due rami, uno d’alloro e l’altro di quercia, annodati dal nastro Tricolore. Ma il “capo” di colore rosso (così si chiama la parte alta dello scudo in araldica) è rimasto al suo posto, in riferimento al Ventennio.

«Eppure – spiega Zandonà sulle pagine dell’ultimo numero del periodico L’Antivirus –, tale ornamento venne definitivamente abolito nel 1944 con un decreto legislativo che ne ordinava la rimozione da tutti gli stemmi civici».

Dagli schedari dell’ente locale è emerso addirittura il carteggio tra il Comune e il prefetto fascista che imponeva al Municipio di modificare lo stemma, inserendo il fascio littorio sulla banda rossa.

Tra i documenti rinvenuti, anche la bolla (risalente al 1935) firmata da Benito Mussolini e da re Vittorio Emanuele III, dove è riportato il disegno eseguito a mano dello stemma riveduto e corretto.

Deposto il duce, dallo scudo sarebbe dovuto essere cancellato il “capo di rosso” – ritornando dunque alle sembianze del gonfalone di Vigonovo –, cosa che invece a Fontanafredda nessuno ha provveduto a fare.

«Lo stemma è ai fatti illegittimo – afferma Zandonà –, poiché non risponde al decreto del 1944. Per modificarlo, e ritengo sia necessario, occorre intervenire sullo statuto comunale, precisamente sull’articolo dove si parla del vessillo».

Se l’iter non si dimostrerà troppo complesso, l'intenzione dell’assessore Zandonà e dell’esecutivo Peruch è di dar seguito al “ritocco”, come suggerito peraltro dal funzionario del Ministero. «Fontanafredda non è l’unico Comune d’Italia a ritrovarsi in un simile inghippo: altri prima di noi hanno affrontato la trafila per liberare lo stemma da questo simbolo fuori dal tempo».

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