Stop ai medici scortati dai volontari alpini

Sperimentazione finita dopo 11 mila ore di servizio in 6 mesi L’Ana: riprenderemo se collaboreranno altre associazioni



Le guardie mediche di San Vito, Maniago e Sacile da alcune notti sono prive dei loro “angeli custodi” con la penna nera sul cappello. Si è conclusa la prima fase sperimentale di Amico alpino accompagnami, servizio avviato d’intesa tra Ordine dei medici e degli odontoiatri di Pordenone, Aas 5 e sezione Ana di Pordenone. Un’esperienza pilota, unica nel suo genere in Italia, che ora i medici vogliono che si prosegua: Ordine e Aas 5 stanno coinvolgendo altre associazioni, oltre a quella degli alpini, per cercare di arricchire le fila di volontari chiamati ad “accompagnare” ogni notte la guardia medica, soprattutto se donna. Ciò per prevenire eventuali rischi legati a situazioni spiacevoli, con la sola presenza: i compiti di sicurezza restano ovviamente in capo alle forze dell’ordine. Coinvolti tutti i gruppi della sezione Ana: ogni notte dalle 20 alle 8, due soci hanno presidiato le sedi delle guardie mediche (a San Vito da metà luglio, a Maniago e Sacile da settembre), accompagnando gli operatori pure nelle visite a domicilio.

«Un’ottima esperienza – afferma il presidente della sezione Ana Ilario Merlin –, un servizio utile soprattutto per le dottoresse. Gli alpini sono sempre stati trattati benissimo anche dagli utenti della guardia medica. Se verremo chiamati in concorso con altre associazioni contribuiremo ancora al progetto secondo le nostre possibilità, ma non in modo esclusivo come nella sperimentazione». Oltre 11 mila ore di servizio prestate da più di 350 volontari: questo hanno garantito gli alpini, nelle tre cittadine, in sei mesi. Difficile, per i soci di un solo sodalizio, pur nello spirito di sacrificio, garantire per sempre un simile impegno.

Servono nuovi volontari. Ora il servizio è sospeso, ma Guido Lucchini, presidente dell’Ordine dei medici di Pordenone, annuncia che «con il direttore generale dell’Aas 5, Giorgio Simon, stiamo lavorando al passaggio alla seconda fase del progetto, che vedrà il coinvolgimento di altre associazioni. Ho già parlato con i rappresentanti di alcuni sodalizi – continua Lucchini – e a giorni ci sarà un incontro per erudirli sulle finalità del progetto e l’impegno che comporta. Sono fiducioso che si possa continuare. Esprimo grande gratitudine agli alpini per il costante contributo che hanno dato in questi sei mesi. Sappiamo che in particolare le donne medico impegnate nei turni di guardia si possono trovare davanti a situazioni difficili e di violenza».

Lucchini rievoca un caso che risale a ottobre, accaduto a Sacile. Due alpini hanno notato che un utente della guardia medica, in stato di ebbrezza, nascondeva un coltello da cucina tra i vestiti. Le penne nere hanno allertato il personale e i carabinieri hanno denunciato l’uomo. Ci sono stati altri episodi minori, risolti col solo dialogo. «Farò di tutto – conclude Lucchini – affinché questo servizio si possa riattivare». —



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