Strade allagate e disagi anche nel Sacilese

A una ventina di chilometri in linea d’aria, nubifragio e grandine nella città del Livenza. «Ma a noi stavolta è andata bene»

SACILE. Sacile e Fontanafredda sono state colpite, nella tarda serata di sabato, dalla stessa ondata di maltempo che ha determinato la bomba d’acqua a Refrontolo: un nubifragio con una violenta grandinata che ha imbiancato orti e strade. L’emergenza è stata vissuta sull’asse viario della Pontebbana, da San Giovanni del Tempio al centro commerciale Bingo, a Fontanafredda. Il bilancio: alberi divelti in via Bandida e parcheggio allagato allo “store”, con centinaia di clienti bloccati.

Ieri, a Sacile, non si parlava d’altro che del maltempo e di quanto accaduto a una ventina di chilometri in linea d’aria, a Refrontolo. Chi ha terreni e vigneti, amici e parenti nell’area veneta colpita dal nubifragio vicino al Molinetto della Croda, s’è svegliato col magone: «Pericolo scampato – il commento più gettonato - rispetto a quanto accaduto a ue passi da qui».

La bomba d’acqua. Alberi abbattuti in via Bandida e cubetti di ghiaccio grossi come prugne a San Giovanni del Tempio, sferzata da raffiche di vento e pioggia a catinelle. La bomba d’acqua si è abbattuta sabato sera sull’area est di Sacile: poche gocce di pioggia, invece, in centro. Il violento temporale si è scaricato lungo la statale 13 nel centro commerciale Bingo, a qualche chilometro, a Fontanafredda. Qui si è allagato il parcheggio e le campagne intorno allo “store” erano diventate una piscina con mulinelli, intorno alle 20 di un sabato sera senza pace: 5 centimetri d’acqua esondati da un fosso probabilmente ostruito da erba o da materiali di scarico abbandonati si sono riversati in strada.

I soccorsi. «Siamo intervenuti all’una di notte per rimuovere un tronco che ostruiva la strada a San Giovanni» hanno detto i vigili del fuoco di Pordenone, che hanno ripristinato la viabilità sulla strada parallela alla Pontebbana, a Sacile. Auto ammaccate dalla grandine anche a Vigonovo, dove alcuni campi sono stati allagati. Il maltempo non dà tregua. «Siamo pronti a intervenire su chiamata dalla sala operativa di Palmanova – hanno detto i volontari della protezione civile di Sacile, con Ezio Manfè in prima fila –. Le bombe d’acqua colpiscono zone specifiche e non c’è modo di prevederle».

«La nostra azienda a Refrontolo». «Nella tenuta agricola “Alle stalle” subiamo periodici smottamenti del terreno – ha spiegato Alessandro Ribetti, pordenonese con i vigneti in costa a 3 chilometri da Refrontolo -. Impossibile raggiungere la nostra proprietà dopo l’esondazione di sabato del torrente Lierza: la strada è ancora chiusa e abbiamo subito dissesti». Si chiamano “flash flood”, le alluvioni lampo che lasciano, come a Refrontolo, un impasto di grandine, acqua e melma sulle strade. A Refrontolo ci sono state vittime e fra chi è accorso a vedere la situazione c’è chi imputa questo nuovo allarme a coltivazioni intensive a vigneto. «Non credo sia questa la causa delle frane – ha detto Ribetti, che ha il podere da 40 anni in Veneto –. Sono le eccezionali condizioni atmosferiche estive, casomai».

Le accuse. A Sacile Emilio Ditali, di Bosco urbano, punta il dito contro le coltivazioni intensive: «Le colline intatte trattenevano l’acqua – ha attaccato –. Senza contare il succedersi di questi eventi atmosferici, sempre più frequenti, improvvisi e violenti. Per il profitto l’uomo non si ferma davanti a nulla». Ma la natura castiga: «A San Giovanni del Tempio abbiamo gli orti bianchi di grandine – valutavano gli amici del gruppo web Sei di Sacile se – ma a Refrontolo, davvero, c’è stata l’apocalisse».

Chiara Benotti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto