«Strassoldo deve risarcire la Provincia: 150mila euro»

Caso Tavoschi, condannato dalla Corte dei conti per il danno d’immagine. L’ex presidente: «Adesso presenterò ricorso perché la legge mi dà ragione»
ANTEPRIMA Il presidente della provincia di Udine Marzio Strassoldo durante una seduta del Consiglio Provinciale
ANTEPRIMA Il presidente della provincia di Udine Marzio Strassoldo durante una seduta del Consiglio Provinciale

UDINE. L’ex presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, è stato condannato a pagare all’ente di palazzo Belgrado 150 mila euro per il danno d’immagine provocato con la stipula dell’accordo con Italo Tavoschi, già vice sindaco di Udine, nel corso della campagna elettorale del 2006. Lo stesso accordo che, alla fine del 2007, lo costrinse alle dimissioni.

Si chiude così il processo avviato due anni fa con una sentenza che il docente universitario è pronto a contestare presentando ricorso in appello. «Presenterò ricorso in appello - assicura l’ex presidente della Provincia - perché il lodo Bernardo prevede il danno di immagine solo nel caso di sentenze irrevocabili per reati contro la pubblica amministrazione e questo non è il mio caso».

La sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia, con la sentenza emessa lo scorso 12 luglio e depositata l’altro giorno, condanna Strassoldo al pagamento per danno d’immagine di 150 mila euro alla Provincia di Udine perché con la stipula dell’accordo elettorale con Tavoschi, ha violazione i doveri imposti dalla Costituzione a tutela della dignità e del prestigio della funzione pubblica ricoperta. Una condotta illecita che ha provocato una ricaduta non certo positiva sull’immagine dell’amministrazione di palazzo Belgrado.

Ma non basta perché, nell’emettere il verdetto, il Collegio giudicante ha valutato anche la rilevanza sociale dell’istituzione danneggiata (la provincia più estesa della regione)nonché l’impressione sfavorevole suscitata nell’opinione pubblica da una vicenda che ha avuto particolare risalto sui media locali e nazionali. Da qui la quantificazione del danno in 150 mila euro.

Va detto, però, che la somma, rispetto alla prima quantificazione è stata sensibilmente ridotta. Il Collegio giudicante, infatti, non ha ritenuto condivisibile il criterio suggerito dalla Procura regionale della Corte dei conti, secondo cui il danno d’immagine ammontava alla somma pari alle restribuzioni che Tavoschi avrebbe percepito nel caso in cui fosse stata data esecuzione all’accordo del 2006. Vale a dire 420 mila euro. All’utilizzo di tale parametro, infatto, il Collegio giudicante ha preferito applicare criteri di valutazione “oggettivi”, “soggettivi” e “sociali” che hanno portato a stimare il danno in 150 mila euro.

Il verdetto arriva dopo che il Collegio giudicante, accettando la tesi del procuratore Maurizio Zappatori, aveva rigettato l’istanza di annullamento degli atti che l’avvocato dell’ex presidente della Provincia, il professor Marcello Maria Fracanzani, docente delle università di Padova e Udine, aveva presentato sulla base di alcuni articoli del lodo Bernardo, secondo i quali il danno d’immagine è perseguibile solo nel caso di reati contro la Pubblica amministrazione, ossia concussione e corruzione.

Questa tesi sarà ribadita nel ricorso che Strassoldo presenterà in Appello: «Il danno di immagine non esiste - ha ripetuto ieri sera l’ex presidente della Provincia - non si capisce come la Corte dei conti abbia potuto superare il vincolo del lodo Bernardo. Non è il mio caso perché l’accordo con Tavoschi è stato stipulato in ambito extra amministrazione, ai fini della campagna elettorale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto