Striscioni e cartelli, la protesta di cittadini e sindaci contro l’impianto di biometano a Pagnacco
Abitanti, imprenditori e primi cittadini uniti nel ribadire la loro contrarietà al progetto. Contestata l’area scelta: «Non vogliamo rinunciare alla qualità della nostra vita»

Lo chiamano il “treno” qui a Pagnacco. È sede di aziende, altre qui vorrebbero aprirci degli uffici. Ma ora ci stanno ripensando. Da quando hanno saputo che proprio lì, di fronte, un consorzio di società agricole vorrebbe realizzare un impianto di biometano. «Abbiamo avuto delle trattative è andata a monte quando hanno saputo del progetto quindi hanno rifiutato di venire qui. Adesso ne abbiamo un’altra interessante in piedi per fare un centro direzionale per uno studio associato importante con 2 milioni di investimento per completarlo ma ultimamente hanno sollevato dei dubbi chiedendo garanzie creando una situazione di stallo», spiega l’imprenditore Lorenzo Cecchetto.

Del resto, basta volgere lo sguardo e proprio lì, su un terreno verde che si estende di fronte, che si dovrebbe concretizzare il progetto. «Volevamo dare un rilancio a quest’ora, l’autostrada è vicina, la posizione è ottimale, si pensava di poter realizzare sala conferenze, parcheggi. Adesso è tutto in dubbio e non possiamo accettarlo».
All’ingresso di via dei Giavis sono stati appesi due striscioni. Qui il letame nessuno lo vuole. Lo scrivono anche sui cartelli i residenti. Lo ribadiscono anche gli imprenditori come Enzo Cussigh, referente della rete d’impresa Mercato nuovo, comparto tra i più importanti in Friuli che copre tutta la fascia commerciale limitrofa della strada statale 13, fa un miliardo e mezzo di fatturato, con 4.500 imprese con 20 mila posti di lavoro. Non è possibile che alle sue porte, visto che il 50 per cento di queste persone utilizza il casello autostradale debbano sentire l’odore di letame senza contare al disagio che può creare l’aumento del traffico al comparto stesso. Non siamo contro il biometano ma c’è stato un errore di valutazione nella scelta dell’area, va risolto il problema perchè non si può sopportare tutto questo».

«Ricordo che a 1.500 metri c’è Progetto Autismo, uno dei centri più importanti d’Italia», aggiunge.
Hanno paura i residenti, ce lo spiegano. «Vede là c’è Feletto Umberto, là Branco, a mille metri c’è la piscina a Tavagnacco in fase di ultimazione. Là ci sono le nostre case» dicono. «Non vogliamo rinunciare alla qualità della nostra vita, che vuol dire salute. Non vogliamo chiuderci in casa per gli odori, non possono deturpare quest’area» ribadiscono.
Arrivano anche i sindaci di Pagnacco, Laura Sandruvi, e di Tavagnacco, Giovanni Cucci, che si schierano accanto ai cittadini. «La nostra non è un’opposizione all’impianto in sé, qui la perplessità è la zona che non è idonea che non è agricola ma artigianale con vocazione commerciale, vicina alle casa. Alla Regione io rivolgo un appello, che bisogna creare una pianificazione delle aree in cui le aree sono effettivamente idonee o meno».
Il collega Cucci si unisce alla protesta. «Abbiamo subito manifestato le nostre perplessità, non è trasparente il motivo per cui questo territorio prescelto e non ci una alternativa e non ci è data risposta rispetto all’obiezione principale che questo impianto non realizza una filiera produttiva nell’ambito di una economia agricola, è un elemento calato della realtà territoriale».
Vogliono far sentire la loro voce, lo ripetono. Questione di salute, di qualità della vita, di difesa del territorio in cui hanno scelto di vivere e lavorare. Da via dei Giavis parte la protesta. Davanti al terreno verde che tutti, qui, sono pronti a difendere.
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